A cosa serve la Nato
Tempo di lettura: 2 minutiSul Corriere della Sera del 16 maggio, Sergio Romano si interroga sulla funzione della Nato. Creata per contrastare l’Unione sovietica e il comunismo, questa iniziò a cambiare natura quando, dopo la rivoluzione di Khomeini in Iran, gli Usa chiesero fosse messo a tema il suo utilizzo «fuori area». Crollato il Muro, non avrebbe avuto più motivo di esistere, senonché, a Washington prevalse «la convinzione che la Nato fosse ancora utile. Avrebbe permesso agli americani di conservare le loro basi militari in Europa. Avrebbe accolto tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico che desideravano godere della protezione degli Stati Uniti. Avrebbe conferito un apparente carattere collegiale a tutte le operazioni volute dall’America». Nonostante i tempi mutati «gli Stati Uniti continuarono ad agire come se la Russia fosse un potenziale nemico e ne dettero la prova quando cominciarono a installare basi missilistiche in Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia. Da allora […] l’organizzazione militare del Patto Atlantico è stata lo strumento di cui gli Stati Uniti si sono serviti per costringere la Serbia ad abbandonare il Kosovo, per rafforzare con il contributo degli Alleati il corpo di spedizione che ha combattuto in Afghanistan, per lanciare ammonimenti contro la Russia nel corso della crisi ucraina, per assicurare con le loro basi europee la logistica e i servizi di tutte le forze militari americane dislocate in Europa, Africa e Asia occidentale».
Nota a margine. Interessante, oltre al resto (manca nell’analisi il ruolo della Nato in Libia e altrove), l’osservazione che indica nella rivoluzione khomeinista, e nella “nascita del pericolo islamico”, l’inizio della trasformazione della Nato. Da approfondire.