Il Papa: le ricchezze incatenano il cuore, che il Signore invece vuole libero
Tempo di lettura: 2 minutiNell’omelia della messa celebrata presso la Casa Santa Marta il 20 giugno, il Papa ha ammonito sui rischi di accumulare ricchezze: i soldi, dei quali ha detto: «Le ricchezze sono buone, servono per fare tante cose buone, per portare avanti la famiglia: questo è vero! Ma se tu le accumuli come un tesoro, ti rubano l’anima!»; il prestigio, la vanità, il «farsi vedere», come i farisei che digiunavano in pubblico, cose delle quali il Papa ha ricordato la fugacità, rammentando anche l’ammonizione di san Bernardo: «La tua bellezza finirà per essere pasto dei vermi»; infine la terza ricchezza sulla quale si è soffermato è quella data dal potere, destinata a finire anch’essa, spesso in maniera indegna, tanto che Francesco ha ricordato i tanti uomini di potere che «sono finiti nell’anonimato, nella miseria o in prigione».
Se «il tuo tesoro è nelle ricchezze, nella vanità, nel potere, nell’orgoglio», ha ammonito, «il tuo cuore sarà incatenato lì! Il tuo cuore sarà schiavo delle ricchezze, della vanità, dell’orgoglio’. E quello che Gesù vuole è che noi abbiamo un cuore libero!». Gesù «ci parla della libertà del cuore. E avere un cuore libero soltanto si può avere con i tesori del cielo: l’amore, la pazienza, il servizio agli altri, l’adorazione a Dio. Queste sono le vere ricchezze che non vengono rubate. Le altre ricchezze appesantiscono il cuore […] lo incatenano, non gli danno la libertà». Così che il cuore diventa«tenebroso» non «luminoso» come un cuore libero «che non è incatenato, un cuore che va avanti e che invecchia bene, perché invecchia come il buon vino. Quando il buon vino invecchia è un bel vino invecchiato. Invece il cuore che non è luminoso è come il vino non buono: passa il tempo e si guasta di più e diventa aceto».