1 Luglio 2014

Siria: padre Van der Lugt, un martirio, un germoglio di riconciliazione

Siria: padre Van der Lugt, un martirio, un germoglio di riconciliazione
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Un reportage da Homs, sul Corriere della Sera del primo luglio (online), a firma di Viviana Mazza (titolo A Homs dove è morta la rivoluzione) accenna alla vicenda di padre Frans Van der Lugt, il gesuita ucciso il 7 aprile scorso. Al centro del cortile del convento che lo ospitava, la sedia dove il padre, l’ultimo missionario europeo rimasto nella città in mano alle milizie islamiche, è stato ucciso. Così nel reportage: «”Un giorno, un miliziano con il volto coperto è arrivato, lo ha fatto sedere su quella sedia e gli ha sparato alla testa”. Lo racconta Nazim Qanawati, 50 anni, ingegnere civile. È uno dei 24 cristiani rimasti fino all’ultimo giorno, insieme a 200-500 civili musulmani e 2000 miliziani ribelli. Nemmeno a febbraio Padre Frans aveva voluto andarsene con gli ultimi civili evacuati, per non abbandonare i suoi fedeli. In quel cortile ora c’è la sua tomba. Nazim l’ha seppellito nel punto in cui amava prendere il caffè al mattino e ha disposto le pietre a forma di croce. Viene a trovarlo uno stuolo continuo di pellegrini incluse coppiette e scolaresche».

Riprende Nazim: «L’assassinio di Padre Frans è diventata una storia di portata internazionale, una specie di luce che ha portato alla riconciliazione. Ce l’ha insegnato lui. Una volta i miliziani vennero a rubare del cibo. Padre Frans li denunciò ai loro capi che li misero in prigione. E allora lui andava a trovarli per assicurarsi che fossero rimessi in libertà e una volta rilasciati li invitò a pranzo».

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