La Bonino: dell'egemonia degli jihadisti sui ribelli siriani (e di altro)
Tempo di lettura: 2 minutiUn libro di memorie di Hillary Clinton ha suscitato diatribe. In particolare al punto nel quale accenna a una responsabilità americana sull’attuale tragedia irachena funestata dalla follia sanguinaria dell’Is. Non un ripensamento sulla guerra a Saddam, scatenata a causa di inesistenti armi di distruzione di massa e causa primaria dell’attuale caos, piuttosto una critica a Obama perché, impedendo al tempo di armare i ribelli siriani, avrebbe contribuito alla nascita dell’Is. Sulla Stampa del 22 agosto l’ex ministro degli Esteri italiano Emma Bonino riflette su questa critica e spiega: «Quella presa di posizione si riferisce al dibattito del 2012 in cui lei [la Clinton ndr.], con alcuni altri, voleva armare la parte – tra virgolette – moderata e Obama sostanzialmente si oppose. Io non ho dettagli sul 2011 e 2012, e può darsi che Clinton avesse ragione, ma quello che so per certo è che nel maggio-giugno 2013, all’epoca tra l’altro in cui in Siria vengono allo scoperto i tagliagole, era ormai chiarissimo, evidente e noto che i cosiddetti moderati e laici tra i ribelli siriani erano stati tutti epurati. Anche il Sirian Free Army era infiltrato da Al Nousra e dall’Isis. E dunque proprio non era il caso di fornire armi».
Interessante, nell’intervista, anche questo cenno sulla crisi irachena: «Qualche domanda scomoda è bene che cominciamo a porcela. Per esempio, abbiamo deciso che Nazioni Unite e Consiglio di sicurezza sono stati sciolti? Non sarebbe stato utile vedere se qualcuno avesse dubbi o veti da porre [il riferimento è alle armi inviate ai “resistenti” iracheni ndr.]? E il silenzio sostanziale del mondo musulmano e arabo in particolare? Ci dicono niente queste strane e forse temporanee alleanze che nascono, come quella tra Israele, Egitto e Arabia Saudita […] qualche domanda scomoda all’Arabia Saudita e al Qatar [alle quali più meno tutti gli analisti attribuiscono il sostegno all’Is ndr.] la si deve pure porre, anche mettendo in discussione le alleanze tradizionali».
Nota a margine. Contributo di certo interesse quello dell’ex ministro degli Esteri, anche se è ormai evidente che ben prima del 2013, periodo sul quale la Bonino afferma di non avere informazioni adeguate, l’ala islamista era parte decisiva della guerra contro Assad – basti pensare ad esempio ai tanti islamisti libici “esportati” in Siria in quel periodo. Ma al di là delle necessarie (e comprensibili) prudenze della leader radicale, resta la denuncia della totale inconsistenza dei “ribelli” moderati (come si ostinano a chiamarli alcuni giornalisti) e l’egemonia delle milizie islamiste sulle bande armate anti-Assad.
In ogni caso il libro della Clinton, e la sua critica a Obama, punto focale del volume, è una sorta di manifesto elettorale: la Clinton si appresta a correre per la Casa Bianca e spera, dimostrando un animus guerriero (peraltro già manifestato in precedenza), di attrarre a sé voti di destra. In particolare di guadagnare il consenso di quell’ambito neocon che negli Usa ha certa influenza.