Militari israeliani denunciano abusi nello spionaggio contro i palestinesi
Tempo di lettura: < 1 minuteQuarantadue militari dell’Unità 8200, reparto di élite dell’esercito israeliano, ha scritto una lettera aperta alle autorità di Tel Aviv, mettendo nero su bianco la loro contrarietà agli abusi riscontrati nel servizio loro affidato, che è quello di monitorare computer, telefoni e fax della popolazione palestinese. La missiva è stata pubblicata sul giornale israeliano Yedioth Aaronoth e riportata in sintesi sulla Repubblica del 13 settembre: «Nella lettera i soldati raccontano del loro ruolo fondamentale nelle operazioni di eliminazioni mirate effettuate dall’esercito israeliano. Una donna soldato racconta dei suoi tormenti per un errore di identificazione commesso che portò alla morte di un bambino. Altri si rimproverano di aver ascoltato conversazioni intime e private tra palestinesi […] “C’è la percezione che il servizio di intelligence militare è privo di dilemmi morali e contribuisce solo alla riduzione della violenza contro persone innocenti, ma durante il servizio militare abbiamo imparato che non è così, la popolazione palestinese è soggetta a un regime militare ed è completamente esposta allo spionaggio israeliano, ma diversamente da Israele o da altri Paesi non c’è alcun controllo sull’uso che viene fatto di queste informazioni a prescindere se i palestinesi sono coinvolti o meno nelle attività clandestine”. I ciberwarrior scrivono che spesso le informazioni raccolte hanno danneggiato persone innocenti, specie quelle di tipo “privato” come preferenze sessuali e problemi di salute, usate per estorcere informazioni, ricattare e arruolare “collaborazionisti”». Nella lettera un appello alla popolazione contro «questi abusi e mettervi fine».