Notes, 1 ottobre 2014
Tempo di lettura: < 1 minuteToni. E dopo Michele, Toni. Anche Toni abitava la strada, era un barbone come si dice in idioma volgare; mendicante, piace di più, ché tanto lo siamo un po’ tutti: chi di cose essenziali, come lui, chi di altro e meno essenziale. Anche lui era pugliese come Michele, e aveva trovato rifugio a Roma. Inseparabili per anni i due, nonostante inevitabili bisticci (la strada affatica i rapporti), sono morti a distanza di pochi mesi uno dall’altro. Una strana comunanza di destini la loro, che si erano incrociati presso la Basilica di San Lorenzo fuori le mura, all’ombra del santo protettore dei poveri.
Se Michele era religioso, e tanto, Toni non lo manifestava affatto. Né abbiamo mai approfondito in anni di amicizia che hanno contribuito a conservarmi alla fede. Quel che vedevo era che le rare volte che entrava alla messa (per curiosità credo, non altro) sembrava nel suo elemento naturale. D’altronde quando san Lorenzo distribuì i beni della Chiesa ai poveri non credo abbia fatto una cernita preventiva. «Ecco il tesoro della Chiesa», aveva detto ai persecutori indicandoli. E questo fu tutto.
Il funerale di Toni capita nella festa di Teresa di Lisieux, santa così cara per tanti motivi. Coincidenze felici che portano conforto. Immagino la piccola santa che in Paradiso sorride a quest’uomo buono che la sua Piccola Via l’ha vissuta senza volerlo e senza neanche accorgersene, ché l’umiltà degli ultimi gli è stata consegnata da un duro destino, insieme alle tante vie che ha camminato e dormito.
Se vero, come credo, quel che profetizzò don Giussani a don Giacomo in una battuta felice, che il suo posto in Paradiso sarebbe stato accanto a santa Teresina, sarà anche occasione per Toni per ritrovare l’amico di un tempo. Uno dei pochi preti di cui si poteva fidare, come confidava Toni a noi, suoi poveri amici.