Notes, 15 ottobre 2014
Tempo di lettura: < 1 minuteSanta Teresa D’Avila. Che oggi è la sua festa. Nell’occasione mi hanno mandato due brani dell’Ufficio delle Letture di oggi, che volentieri giro ai lettori: «…e tuttora vedo chiaramente che non possiamo piacere a Dio e da lui ricevere grandi grazie, se non per le mani della sacratissima umanità di Cristo, nella quale egli ha detto di compiacersi.
[…] Ogni volta poi, che pensiamo a Cristo, ricordiamoci dell’amore che lo ha spinto a concederci tante grazie e dell’accesa carità che Dio ci ha mostrato dandoci in lui un pegno della tenerezza con cui ci segue: amore infatti domanda amore. Perciò sforziamoci di considerare questa verità e di eccitarci ad amare. Se il Signore ci facesse la grazia, una volta, di imprimerci nel cuore questo amore, tutto ci diverrebbe facile e faremmo molto, in breve e senza fatica».
Piace in particolare la parte sottolineata, ché Teresa di Gesù non è la mistica persa nei cieli infiniti troppo spesso immaginata: tutto per lei parte dall’umanità di Gesù, dalla Sua carne. E dalla Sua grazia, parola che ricorre con insistenza in questo scritto.
Così come piace la finale, piccolo spunto di preghiera. E quel cenno all’amore che domanda amore. Già, perché il Signore non impone mai, domanda, anzi mendica al nostro cuore. Una mendicanza che appartiene al mistero dell’onnipotenza di Dio e la rende, se possibile, ancora più meravigliosa.