Iran: o l'accordo su nucleare o l'abisso
Tempo di lettura: 2 minutiIl Corriere della Sera del 6 novembre pubblica una lettera aperta firmata da un gruppo di ex ministri degli Esteri europei per incoraggiare l’accordo sul nucleare iraniano, sul quale già esiste un’intesa provvisoria che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) diventare definitiva a fine novembre. «L’intesa provvisoria», si legge sulla missiva, ha offerto «garanzie più solide, stabilendo rigorosi meccanismi di monitoraggio del programma nucleare iraniano, ponendo un tetto e riducendo al contempo la produzione di uranio arricchito
».
Dopo aver spiegato che la mancata intesa definitiva è costata tanto all’Europa a causa della stretta di «sanzioni senza precedenti», la missiva accenna anche ai costi negativi di una mancata intesa: «Il fallimento potrebbe portare a un programma nucleare incontrollato e difficilmente monitorabile, che sarebbe impossibile da sorvegliare. Il mancato raggiungimento dell’accordo, seguito da un’escalation delle sanzioni, delle tensioni e dell’isolamento dell’Iran potrebbe incentivare il Paese a produrre armi nucleari, a contrastare più attivamente gli interessi occidentali, a perpetuare la situazione di stallo militare altamente esplosiva. Per l’Iran, i costi di un fallimento, in termini economici come di sicurezza, dell’accordo sarebbero incalcolabili. Per alcuni oppositori dell’accordo, su entrambi i fronti, tale risultato sarebbe desiderabile, ma non per i leader responsabili
».
L’accordo, prosegue la lettera, creerebbe «un precedente storico che salvaguarderebbe la sicurezza globale» e permetterebbe di «coinvolgere nuovamente l’Iran in quell’importante, e tutt’ora estremamente necessario, dialogo sui diritti umani che era presente in passato
».
L’intesa inoltre potrebbe portare alla «cooperazione almeno parziale» nel Medio Oriente, ancora più importante oggi, dal momento che siamo «in un momento storico in cui gli europei sono nuovamente impegnati militarmente alle porte dell’Iran
».
L’intesa non è mai stata così possibile, conclude la missiva, che spiega: «Gli obiettivi di non proliferazione, di sicurezza regionale e globale, di de-escalation di roventi conflitti mediorientali e la dimostrazione del successo della diplomazia multilaterale in tempi di instabilità, beneficerebbero significativamente dal raggiungimento di un buon accordo. Tutte le parti possono allontanarsi da un’intesa, ma lo farebbero con la consapevolezza che le alternative – in relazione ai rispettivi interessi strategici – sono molto peggiori, e che un’opportunità come questa per sigillare un accordo finale sul nucleare potrebbe non ripresentarsi mai più
».
La lettera è stata firmata da Emma Bonino, Carl Bildt, Javier Solana, Ana Palacio, Jèan-Marie Guéhenno, Norbert Rottgen e Robert Cooper.
Nota a margine. Tanti i nemici di questo accordo, dal governo israeliano, che da tempo invoca la mano dura contro Teheran, a potenti ambiti delle petromonarchie del Golfo, che vedrebbero nello sdoganamento del rivale sciita una minaccia ai loro interessi; tra i contrari ci sono inoltre potenti ambiti Usa, in particolare gli ambienti neocon, da sempre convinti che l’unico modo di rapportarsi con Teheran sia la forza. Non mancano i nemici interni anche a Teheran, in particolare quegli ambiti più fanatici che hanno avuto in Ahmadinejad il loro profeta religioso-politico. Difficile dire come finirà. Certo è che si tratta di un passaggio epocale, quei passaggi che a volte sono contrastati in maniera estremamente violenta.
D’altronde che si tratti di un passaggio drammatico lo accenna la conclusione della missiva. O c’è l’accordo oppure, a breve o medio termine, è quasi inevitabile un conflitto che incendierà il Medio Oriente, e non solo, come mai accaduto in passato.