Santa Cecilia, la realtà e la bellezza
Tempo di lettura: < 1 minuteLa statua in marmo bianco di santa Cecilia (sotto l’altare centrale dell’omonima chiesa di Trastevere, a Roma) è il capolavoro dello scultore svizzero-italiano Stefano Maderno (1570-1636).
Il corpo della nobile romana martirizzata nel III secolo fu traslato nella basilica trasteverina nell’821 e là rinvenuto nel 1599.
Ecco le parole di un testimone oculare del ritrovamento delle spoglie di Cecilia: «Quel corpo giaceva appoggiato sul lato destro con le gambe un po’ contratte, le braccia protese in avanti, con la testa assai ripiegata, il viso rivolto verso terra a guisa di chi dorme, conservando, con ogni probabilità, la stessa posizione che aveva assunto dopo il triplice colpo [di mannaia] al quale era sopravvissuta per tre giorni». Sembra la descrizione della statua del Maderno.
Quest’opera è un caso isolato nella produzione generalmente classicheggiante dell’artista. C’è un’armonia di forme che non si ritrova in nessun’altra sua opera.
In questo caso lo scultore non ebbe bisogno di attingere soltanto alla propria immaginazione. Infatti, se non fu addirittura diretto testimone della riesumazione del corpo della santa romana, di certo ne sentì parlare diffusamente da chi era stato presente al ritrovamento del sarcofago.
Spesso la realtà dona grazia all’arte.
(da Italian Ways)