Il potere non abita più a Washington
Tempo di lettura: < 1 minuteIn questi giorni, in particolare dopo le elezioni di Midterm che hanno visto la disfatta dei democratici, il presidente Barack Obama è stato subissato da critiche che vanno dall’inettitudine alla protervia intellettuale. Di queste accuse fa un’analisi Moisés Naím sulla Repubblica del 17 novembre, spiegando di non essere affatto d’accordo sulla sostanza.
«È evidente che Obama e i suoi collaboratori hanno commesso errori – scrive Naim -, ma sono del parere che molte delle critiche sincere (vale a dire quelle che non obbediscono a interessi di partito, economici o ideologici, o a reazioni irrazionali) si basano sul presupposto che il potere che possiede oggi un presidente degli Stati Uniti, chiunque esso sia, sia molto maggiore di quello che è in realtà. Mi sembra più che evidente che chi governa a Washington mai come adesso ha incontrato tante difficoltà per modellare la realtà all’interno e all’esterno delle sue frontiere. E questo vale probabilmente per tutti gli altri governi del pianeta. Il problema non è Obama».
Nota a margine. Cenni interessanti, che fanno intravedere come i centri di potere del mondo abbiano abbandonato i luoghi della politica tradizionale, negli Usa e altrove. Ciò causa ulteriore instabilità nel pianeta.