Il Papa, la visita del Signore e la pazienza cristiana
Tempo di lettura: 2 minutiNell’omelia della messa celebrata a Casa Santa Marta il 27 novembre, Papa Francesco ha voluto commentare la caduta di Babilonia e quella parallela di Gerusalemme, proposta dalla Liturgia. Dopo aver accennato alla corruzione di Babilonia, la quale, soddisfatta, crede di non aver bisogno della salvezza e cade, ha proseguito spiegando come invece Gerusalemme cade perché non si accorge di essere visitata da Gesù, «ha fatto piangere il Signore», ha commentato.
Così Gerusalemme cade «per distrazione, per non ricevere il Signore che viene a salvarla. Non si sentiva bisognosa di salvezza. Aveva gli scritti dei profeti, di Mosè e questo le era sufficiente. Ma scritti chiusi. Non lasciava posto per essere salvata: aveva la porta chiuse per il Signore. Il Signore bussava alla porta, ma non c’era disponibilità di riceverlo, di ascoltarlo, di lasciarsi salvare da Lui».
Così ha invitato i fedeli a prendere in esame la propria vita, se sia «corrotta e sufficiente» a se stessa come accadeva in Babilonia, o se sia «distratta» come avveniva per Gerusalemme. Eppure, ha proseguito Francesco, Gesù invita alla «speranza», ad «alzare il capo». E a non lasciarsi spaventare dai pagani, i quali «hanno il loro tempo e dobbiamo sopportarlo con pazienza, come ha sopportato il Signore la sua Passione».
E ha concluso: «Quando pensiamo alla fine, con tutti i nostri peccati, con tutta la nostra storia, pensiamo al banchetto che gratuitamente ci sarà dato e alziamo il capo. Niente depressione, speranza!», anche se ci sono «tanti popoli, città e gente, tanta gente, che soffre; tante guerre, tanto odio, tanta invidia, tanta mondanità spirituale e tanta corruzione. Sì, è vero! Tutto questo cadrà! Ma chiediamo al Signore la grazia di essere preparati per il banchetto che ci aspetta, col capo sempre alto».