Un ateo e le meraviglie di Lourdes
Tempo di lettura: 2 minuti«La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo
», annota Lorenzo Amurri, scrittore, musicista, invalido e ateo, che una giravolta del destino, un invito al quale ha corrisposto con slancio, ha portato a Lourdes. Ne è nato un libro, Perché non lo portate a Lourdes?, recensito da Katia Riccardi sulla Repubblica del 7 dicembre (titolo: Lorenzo Amurri, diario di viaggio a Lourdes: “Io non ho fede. Ma in quel posto qualcosa c’è”).
Nelle recensione, la via del pellegrinaggio in treno Unitalsi e la gente che si affolla presso quella lontana grotta di Massabielle: «Mettendo per un attimo da parte religione, fede e miracoli, forse, per loro [i suoi simili, come li chiama l’autore del volume ndr.], è stata una parentesi felice, un momento di condivisione, di divertimento senza le barriere della diversità, un sentirsi liberi da cappi esistenziali, lontani dalla noia di giorni che scorrono sempre uguali. Forse è questo il vero miracolo che avviene a Lourdes
», annota di quella gente, dove la diversità, la disabilità, è variegata normalità.
E accenna anche ai volontari, in questo modo: «Incontro piccoli gruppi di volontari che tornano nei rispettivi alberghi. Sono loro il motore positivo del pellegrinaggio. Si pagano viaggio e permanenza di tasca propria, faticano tutto il giorno scarrozzando persone in giro e assolvendo i vari servizi assegnati, e la sera, nonostante la stanchezza, trovano la forza per portarti al pub. Sempre molto disponibili e con un sincero sorriso stampato sul viso
».
Un viaggio nel quale si addentra senza pregiudizi: «Io non sono un uomo di fede, sono partito pronto anche a un crollo totale delle mie certezze, pronto anche a credere
». Tanto da scrivere a un certo punto: «Mi sento eccitato come nei viaggi che facevo senza una meta precisa, alla scoperta di qualsiasi cosa mi aspettasse dietro l’angolo
».
Così chiude la recensione: «L’acqua santa di Lourdes non ha messo a posto la sua colonna vertebrale ma Amurri parla di un cambiamento “che è avvenuto anche nel mio corpo. Ho scoperto molti aspetti interessanti e capito che, indubbiamente, in quel posto qualcosa c’è”
».
Nota a margine. Così niente miracolo di guarigione per Amurri, come per tanti che s’appressano a quella grotta (ma per alcuni sì, altrimenti non ci andrebbe nessuno). Ma a Lourdes «qualcosa c’è». annota Amurri, riecheggiando in qualche modo, e senza volerlo, la perifrasi «Quella cosa là», Aquerò, il modo in cui la piccola Bernardette chiamava la Bella Signora che le appariva.