Cirillo: la cristianofobia e l'islamofobia sono collegate
Tempo di lettura: 2 minutiL’Osservatore romano del 20 dicembre riferisce di un incontro nella capitale russa tra il Patriarca di Mosca, sua beatitudine Cirillo, e il responsabile della Direzione degli affari religiosi in Turchia, Mehmet Gömez. Nella sintesi del quotidiano della Santa Sede, l’accenno di Cirillo sul fatto che ormai «non si può più parlare del mondo occidentale come di un mondo cristiano», e la preoccupazione per la sorte dei cristiani dei Paesi arabi, con particolare riguardo a Iraq e Siria, dove questi sono oggetto di persecuzione cruenta.
Insomma una cristianofobia, che secondo il Patriarca di Mosca si riscontra anche nei «Paesi occidentali». Sarebbe utile analizzare la cristianofobia – conclude l’Osservatore – «insieme al fenomeno dell’islamofobia […] poiché si tratta, – ha ricordato Cirillo – di questioni da mettere sullo stesso piano. Ma, su tutto incombe “la condotta di forze musulmane armate radicali le cui esecuzioni pubbliche provocano una demonizzazione dell’islam agli occhi dell’opinione pubblica mondiale”
».
Nota a margine. Due motivi di interesse di questo incontro. In primo luogo il collegamento tra l’islamofobia e la cristianofobia posto da Cirillo ha un fondamento profondo e tutto da scoprire.
Il secondo aspetto di interesse riguarda un nuovo rapporto tra Mosca e Ankara, testimoniato anche da questo viaggio di un rappresentante del governo in territorio russo. Il premier turco, Recep Tayyp Erdogan, anche dopo il durissimo giro di vite avviato negli ultimi giorni contro l’opposizione, sta mettendo a dura prova lo storico collegamento con l’Occidente. Da qui una nuova fase di approccio verso Mosca, seppur con le ambiguità del caso. Ne sono prova alcuni accordi commerciali di grande interesse per i due Paesi, in particolare per quanto riguarda il settore dell’energia. Non che la Turchia possa diventare un alleato della Russia, ma sembra aver messo da parte la conflittualità del passato. Potrebbe essere una buona notizia, forse, per quanto riguarda lo scenario di guerra siriano e iracheno, nel quale finora la Turchia ha giocato un ruolo propulsivo.