19 Gennaio 2015

Charlie Hebdo, la manifestazione di Parigi tra realtà e finzione (e ipocrisia)

Charlie Hebdo, la manifestazione di Parigi tra realtà e finzione (e ipocrisia)
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Hanno fatto il giro del mondo le foto dell’imponente manifestazione di Parigi all’indomani delle stragi presso la redazione di Charlie Hebdo e del supermercato kosher. La più gettonata è quella che vede le massime autorità di vari Paesi del mondo, schierate in prima fila, avanzare alla testa del corteo. Un’immagine suggestiva, che ricorda un po’ la famosa raffigurazione del Quarto Stato, opera del meno famoso Pellizza da Volpedo. Un rimando che sembra voluto, a veicolare il messaggio che vede non più i proletari, ma i potenti del mondo uniti non contro il Capitale, ma contro il terrorismo internazionale.

 

In realtà ecco quella stessa immagine ripresa dall’alto, così com’è stata mostrata in un filmato trasmesso da 1 Tv (il primo canale russo) e ripresa dal sito associato. Come si nota, dietro le autorità, e probabilmente qualche funzionario della sicurezza che serve anche a fare massa, c’è il vuoto assoluto: i manifestanti sono tanto distanti da non vedersi neanche. Il fatto è che sembra non ci fossero proprio, dal momento che la manifestazione dei potenti si sarebbe svolta un’ora prima di quella del popolo.

 

Solo una curiosità, null’altro, dal momento che la misura sembra appartenere a un qualche protocollo di sicurezza, necessario nella circostanza. E però colpisce sempre notare come la realtà rappresentata dai media sia spesso così diversa dalla quella reale. In queste cose piccole, e a volte con riguardo a cose ben più importanti… Se non fosse per questo video russo non ce ne saremmo mai accorti. Solo colore, appunto, ma fa un po’ riflettere.

 

Come fa sorridere che le immagini di una manifestazione nella quale si rivendicava la libertà di stampa come fondamento della democrazia occidentale siano state oggetto di una manipolazione mediatica alla quale ha partecipato, certo a fin di bene e non tutti consapevolmente, praticamente tutta l’informazione occidentale. Forse non è il modo migliore per rivendicare un diritto tanto importante.

 

Suscita un po’ meno ironia il fatto che a tale manifestazione abbia partecipato un capo di Stato non certo noto per la liberalità dimostrata nei confronti dei giornalisti, come il premier turco Ahmet Davutoğlu (il Paese che ha il più alto numero di giornalisti incarcerati per motivi politici, deriva rafforzata sotto la guida dei dioscuri della nuova nuova Turchia, Davutoğlu appunto, e l’attuale presidente Erdogan), e l’emiro del Qatar, Paese che, come la Turchia, da tempo sostiene in vari modi lo jihadismo internazionale, quello per intenderci che ha fatto strage  a Parigi. Presenze forse non molto appropriate all’occasione, come hanno fatto notare diversi giornalisti.

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