26 Gennaio 2015

Caro Gheddafi, tuo Tony (Blair)

Caro Gheddafi, tuo Tony (Blair)
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«È il 26 aprile del 2007 quando l’allora premier britannico Tony Blair, prende carta e penna e, su carta intestata “Downing Street”, scrive una lettera:“Caro Mu’ammar, spero che tu e la tua famiglia stiate bene…” Mu’ammar è il colonnello Gheddafi.
Nella lettera, Blair si rammarica del fatto che un tribunale britannico si sia opposto ad un caso di estradizione a Tripoli e spera che questa decisione non comprometta “l’efficace cooperazione bilaterale che si è sviluppata tra Regno Unito e Libia negli anni recenti”, soprattutto “nel settore cruciale della lotta al terrorismo”. Blair si riferisce a due esponenti del Lifg, il Gruppo dei Combattenti Islamici Libici (organizzazione legata ad Al Qaeda) detenuti in Inghilterra, per i quali la Corte si opponeva al trasferimento forzato in Libia
». Una lettera imbarazzante quella scritta dal primo ministro inglese, ritrovata per caso in un nascosto archivio libico, pubblicata sul Guardian e riproposta in Italia sul blog di Giancarlo Rossi, collegato al Giornale.it.

Una missiva che si conclude con un confidenziale «tuo Tony», come riporta il blog. Quel che è importante sottolineare è che il Guardian rivela che i rapporti confidenziali di Blair si inquadrano in una fattiva collaborazione antiterrorismo, iniziata «dopo l’11 settembre» ed estesa, oltre che all’Inghilerra, sicuramente anche a «Usa e Germania».

 

Nota a margine. Gheddafi subì una guerra da parte della Nato. Da allora la Libia è un brodo di coltura del terrorismo internazionale (molti dei miliziani anti-Assad griffati al Qaeda sono libici) oltre che centro nevralgico del traffico di esseri umani che serve a finanziarlo.

Non solo: la Libia era anche argine e diga al dilagare del fondamentalismo islamico in Africa. Forse è azzardato ipotizzare che con Gheddafi al potere la follia di Boko Haram, che sta insanguinando Nigeria e Camerun, non ci sarebbe stata, ma certo avrebbe trovato contrasto e non alimento.

Insomma, tante domande su una guerra folle, quella portata al Colonnello dalla Nato, propagandata come apportatrice di libertà e democrazia, che ha invece portato caos e destabilizzazione nel Mediterraneo e nel mondo.

Va ricordato anche che la Nato, nell’occasione, ebbe come alleato il Qatar, i cui jet s’accompagnavano a quelli dei vari Paesi europei e degli Usa. Paese allora quasi ignoto alla scena internazionale, dopo quell’avventura militare il Qatar è divenuto un munifico sponsor dello jihadismo internazionale…