Grecia: la metamorfosi di un debito
Tempo di lettura: 2 minuti«Si chiamano Herr Schmidt, Monsieur Dupont, Signor Rossi e señor Garcia. Sono i contribuenti standard dell’Eurozona. E sono diventati i principali creditori di Atene. Passati da un saldo nulla alla fine del 2009 a un credito di 204 miliardi di euro nel settembre del 2014. Nello stesso periodo, invece, l’alta finanza delle grandi banche ha seguito la direzione opposta; il suo credito è sceso da 153 a 18 miliardi di euro, con un calo dell’88%». Insomma, «prima i creditori più esposti erano le banche, adesso sono i bilanci nazionali». Questo l’inizio di un articolo di Giovanni Stringa sul Corriere della Sera del 19 febbraio (Il rischio crac passa dalle banche agli Stati Il debito con l’Italia? È cresciuto del 500%).
Nota a margine. Istruttivo questo breve report, che indica quella che Stringa definisce la «metamorfosi del debito greco». Una strana metamorfosi, grazie alla quale il debito contratto dall’alta finanza è stato saldato accollando il tutto ai vari Stati membri della Ue e quindi ai suoi cittadini. Le banche ora sono più salde di allora, ma i bilanci statali si sono aggravati ulteriormente: cosa che richiede, secondo le rigide logiche dell’austerity imposte dagli ambiti finanziari, che gli Stati provvedano a ripianare deficit acquisiti con ulteriori tagli e aumento delle tasse. Nessuna inchiesta è stata fatta sulle banche e sul perché si siano esposte tanto in Grecia allora, mettendo a rischio i risparmi dei loro clienti (magari attraverso un uso improprio di strumenti finanziari a rischio: derivati e altro).
Altra considerazione d’obbligo: la casta politica (con la c minuscola), al solito, ha lavorato a beneficio della Casta della finanza (con la C maiuscola), quella vera, quella che ha potere di vita e di morte sui cittadini. Una Casta nel vero senso della parola: ambito chiuso, non elettivo, al quale si accede per cooptazione, che non deve rendere conto delle proprie azioni a nessuno (irresponsabilità illimitata). La stessa Casta, e qui è il nocciolo della questione, che in questi ultimi decenni ha fatto guerra alla politica, vincendola, come si evince anche dalla tragedia greca.