La deregulation e la crisi globale
Tempo di lettura: 2 minuti«L’errore principale che abbiamo commesso è stato che il mercato si potesse autoregolare. Se c’è una causa prima della recessione la si può rintracciare nell’eccesso di deregulation finanziaria […] In linea teorica la finanza dovrebbe e potrebbe svolgere un ruolo positivo per la prosperità, nei fatti così non è stato e l’innovazione in questo campo ci ha portato solo “comportamenti da veduta corta” […] La crisi finanziaria globale non è stata una sconfitta dei soli sistemi ma anche della scienza economica. Come mai gli economisti non sono stati in grado di prevedere una crisi di simili proporzioni, originata da squilibri e vulnerabilità tanto evidenti?»
. Questa la sintesi di un intervento di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, al Festival dell’economia realizzata da Dario Di Vico per il Corriere della Sera del 3 giugno.
Nota a margine. L’interesse per tale denuncia risiede in particolare nel fatto che proviene da una persona informata dei fatti, come si usa dire in ambito penale. Quel che Visco ha evidenziato è noto a tutti gli altri governatori delle banche centrali occidentali e a tutto il sistema finanziario. Nonostante ciò, i correttivi a tale situazione non sono all’orizzonte. Una mancanza ancor più criminale della precedente, dal momento che per allora si poteva invocare la non comprensione di certe dinamiche, oggi non è più possibile. La civiltà tecnocratica occidentale si è avviluppata all’interno di un sistema criminale del quale è rimasta prigioniera, anzi del quale sono rimasti prigionieri i suoi cittadini.
Un sistema che non si concepisce come un momento di tempo ma come punto di arrivo, tempo finale e definitivo della storia del capitalismo. Sarà dura uscirne.