18 Giugno 2015

Putin, gli Usa e "Satana"

Putin, gli Usa e "Satana"
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Ha fatto scalpore l’annuncio del dispiegamento di 40 nuovi missili nucleari fatto da Putin in reazione alla decisione di Washington di posizionare nei Paesi dell’Europa dell’Est armamento pesante. Si tratta di una nuova escalation nel quadro di questa nuova Guerra Fredda che si sta consumando ai margini dell’Europa, ma la sua drammaticità è (parzialmente) stemperata da una spiegazione apparsa sulla Repubblica del 17 giugno ad opera di Nicola Lombardozzi: «In realtà l’annuncio di Putin sarebbe, per il momento, più di valore politico che militare. Secondo gli esperti, i quaranta e passa missili farebbero parte di un ricambio, già programmato da tempo, di altri ordigni in attività di servizio».

 

«Si tratterebbe di sostituire con i modernissimi Jars (versione aggiornata del Topol M) gran parte degli R-36M, classificati dalla Nato con il significarivo nome in codice di “Satana”. La loro messa in pensione si era resa necessaria, quasi indispensabile. I “Satana” sono stati infatti prodotti dalla fabbrica Juzhmash di Depropetrovsk, nel cuore dell’Ucraina adesso nemica. E la loro manutenzione è gestita da tecnici e personale ucraino con i quali ovviamente è saltato ogni rapporto di fiducia».

Titolo articolo: Putin schiera 40 nuovi missili nucleari.

 

Nota a margine. Insomma, a stare a Lombardozzi, in genere ben informato, la decisione di Putin, annunciata con certa assertività, va inquadrata in un’ottica difensiva: non solo nel quadro di una risposta al dispiegamento di armi pesanti Nato in Europa dell’Est, ma anche nel tentativo di non regalare un vantaggio strategico agli avversari occidentali, che ora, grazie anche ai nuovi rapporti con il governo di Kiev, hanno una dimistichezza prima ignota con “Satana”.