l'Europa e il costo delle sanzioni
Tempo di lettura: 2 minuti«La crisi con la Russia aperta dalla battaglia delle sanzioni costerà ai Paesi dell’Unione europea e alla Svizzera un prezzo di gran lunga più alto delle previsioni. Uno studio condotto in esclusiva per il Lena (Leading European Newspaper Alliance) dal Wifo (Osterreichisches Institut fuer Wirtschaftsforchung, Istituto austriaco per la ricerca economica), documenta come in Europa siano a rischio due milioni di posti di lavoro e circa 100 milioni di euro in valore aggiunto nell’export di beni e servizi»
. Inizia così un articolo della Repubblica del 19 giugno che spiega come studi precedenti, che avevano relativizzato i costi delle sanzioni per l’Europa, non avevano preso in considerazione diversi fattori, in particolare il prolungarsi delle sanzioni stesse.
Titolo: Russia, con le sanzioni a Putin l’Europa brucia 100 miliardi.
Nota a margine. Dati interessanti quelli forniti dal Wifo, che documentano in maniera esplicita la scelta autolesionista dell’Europa. Anzi, più che autolesionista, suicida, dal momento che il costo delle sanzioni va a sommarsi agli effetti della crisi economica che ci affligge. Se la situazione si prolunga si rischia che il dramma diventi tragedia.
Sono dati molto importanti, anche perché sul costo delle sanzioni alla Ue «c’è un innegabile deficit di informazione», dal momento che le notizie relative sono trattate in maniera «confidenziale», tanto che anche i deputati della Ue «ne sono all’oscuro» (così nella sintesi del rapporto della Wifo fatta da Repubblica).
Val la pena constatare che dette sanzioni non sembra stiano riuscendo allo scopo di piegare Mosca, come nelle intenzioni: l’economia russa tiene, nonostante tutto, e il rublo non cala più come all’inizio di questo percorso sanzionatorio. Era evidente che sarebbe andata così, l’avevamo accennato all’inizio di questa nuova crisi. Allora perché insistere con tanta pervicacia?
Da notare, invece, come imprese americane in questa temperie stiano continuando a fare affari con Mosca, anzi stipulano nuovi contratti, come riporta anche il sito Sputnik riprendendo l’autorevole Der Spiegel. Qualcosa non quadra.