Gladio e la Falange armata
Tempo di lettura: 2 minutiLa Falange Armata è sigla terroristica che negli anni ’90 con le sue telefonate aveva “coperto”, rivendicando o lanciando messaggi minatori, diversi fatti di sangue accaduti in Italia dalla fine degli anni 90′ dalle stragi della Uno Bianca agli attentati a Falcone e Borsellino fino alle stragi di Firenze e Milano. Francesco Paolo Fulci, all’epoca direttore del Cesis, l’organo di controllo dei servizi segreti italiani, ne ha parlato come testimone al processo sulla trattativa Stato mafia.
Fulci racconta che aveva chiesto a Davide De Luca, un analista del Sisde, di verificare la vicenda, e ricorda: «Dopo alcuni giorni De Luca venne da me e mi disse: questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia, le due cartine coincidevano perfettamente, e in più De Luca mi disse che le chiamate venivano fatte sempre in orario d’ufficio».
Nel prosieguo della testimonianza Fulci spiega di «essersi convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind, facevano esercitazioni, per creare il panico in mezzo alla gente e creare le condizioni per destabilizzare il Paese».
In quel periodo, continua l’ex direttore del Cesis, essendo spiato dai servizi di informazione e sentendosi minacciato, avrebbe appuntato su un foglio i nomi di alcuni agenti del servizio per farli divulgare alla moglie in caso fosse morto. Erano i nomi degli operativi appartenenti alla sezione Ossi, gente «molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati»,
Una lista che, dopo le bombe a Firenze, Milano e Roma in merito alle quali si parlò di ingerenze dei servizi segreti, avrebbe consegnato al generale dei carabinieri Luigi Federici. Da allora la Falange armata scompare.
Questa la sintesi della testimonianza di Fulci riportata da Giuseppe Pipitone sul FattoQuotidiano del 25 giugno, che annota come la Falange Armata fece la sua prima telefonata minatoria il 27 ottobre del 1990, due giorni dopo che il presidente del Consiglio Giulio Andreotti aveva rivelato al mondo l’esistenza in Italia della rete clandestina Stay Behind, un organismo interno ai servizi segreti che non rispondeva ai dirigenti italiani, ma direttamente alla Cia (ne accenna anche Aldo Moro nei suoi scritti dal carcere delle Brigate rosse).
Nota a margine. Nota un po’ lunga ma ne valeva la pena, dato il contenuto di enorme interesse. Non solo storico, perché potrebbe essere utile a capire cosa è successo nei primi anni ’90 – caratterizzati dalle stragi di mafia e tangentopoli (e la quasi parallela mafiopoli) -, ma anche l’attualità. Fulci ovviamente non dice che la struttura Ossi o Stay Behind o la Falange siano la stessa cosa, può al massimo ipotizzarlo,
Né potrebbe essere altrimenti, dato che tra queste organizzazioni potrebbero esserci soltanto zone di contatto e aree di influenza (tale è la modalità operativa di certe agenzie che non possono rischiare di agire direttamente e non sempre rispondono ai diretti superiori). Resta una testimonianza storica e molto coraggiosa, che probabilmente avrà ripercussioni pari a zero, come dimostra il fatto che è stata riportata solo dal Fatto Quotidiano. E però nell’ingranaggio della storia anche dei piccoli sassi hanno la loro importanza.