Yemen: la strage continua
Tempo di lettura: 2 minuti«L’aviazione della coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha continuato nelle ultime ore a compiere raid sullo Yemen, nonostante la presenza nella capitale Sana’a dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Ibrahim Ismail Ould Cheikh Ahmed, che sta cercando di ottenere tra le parti in conflitto una tregua armata». Così sull’Osservatore romano dell’8 luglio, che dettaglia in 40 le vittime dei raid, molte delle quali uccise da un missile sganciato «contro un mercato affollato».
Nota a margine. La guerra che si sta consumando in Yemen dura dal marzo scorso ed è iniziata quanto i ribelli houti, sciiti vicini a Teheran, si sono sollevati e hanno messo fine al regime del presidente sunnita Hadi, appoggiati anche dall’ex presidente Saleh. Da allora i sauditi, che vedono nella ribellione degli houti una minaccia alla loro egemonia sulla Penisola arabica, hanno dato vita a una coalizione di Stati arabi con il pieno sostegno degli Stati Uniti e sono iniziati i raid sulle città e in appoggio alle milizie lealiste terrestri.
A essere messo a ferro e a fuoco è un Paese poverissimo. Sempre l’Osservatore: «Secondo l’Onu più di 21 milioni di yemeniti – su una popolazione di 24 milioni – hanno bisogno di assistenza. La Croce rossa internazionale ha sottolineato come la maggior parte degli abitanti sia priva di beni di prima necessità».
Una guerra che non appare nei bollettini mediatici, dove gli unici ribelli legittimi sono considerati quelli siriani (ovvero l’Isis). Qualcuno forse potrà ricordare, a questo proposito, gli annunci scandalizzati di molti media sui bombardamenti effettuati da Damasco contro i ribelli siriani (leggi Isis)… Ma al di là delle ovvie considerazioni sul tema, colpisce il particolare riportato: bombardare mentre è in corso una iniziativa umanitaria Onu è indice di una barbarie che dovrebbe essere sanzionata. Non accadrà perché l’Arabia Saudita ha il pieno appoggio degli Usa (e non solo).