Israele e l'opzione militare verso Teheran
Tempo di lettura: < 1 minuteLa Repubblica del 15 luglio pubblica un’intervista all’ex capo del Mossad, generale Danny Yatom, sull’accordo riguardante il nucleare iraniano raggiunto a Vienna. A sentire il generale è Fabio Scuto, che riporta: «Ciò che Israele deve fare ora è riavvicinarsi agli Stati Uniti e non litigare con la Casa Bianca. L’opzione militare c’è, ma sulla base di questo accordo non è più rilevante a meno che non siano talmente rilevanti le violazioni da provocare un attacco; esistendo ormai un accordo fra Iran e superpotenze non sarebbe facile per Israele attaccare. Dobbiamo invece tornare a dialogare con gli Usa e l’Europa anche per tutto quel che riguarda l’intelligence, assicurarsi che l’Iran non violi i trattati e rimanga sotto controllo».
Nota a margine. Abbiamo ripreso le parole del generale Yatom perché suonano realistiche e contrastano con la reazione indignata del governo Netanyahu (d’altronde obbligata dal fatto che ha impostato tutta la sua politica estera sul contrasto a Teheran). Realistica perché, pur ribadendo la posizione di fermezza che Israele deve mantenere nei confronti dell’Iran, prende atto che Tel Aviv deve imparare ad accettare questo trattato e capire che l’opzione militare è di fatto impraticabile (anche se non impossibile),
L’ex capo del Mossad non parla certo a nome dell’intera opinione pubblica israeliana, ma di certo è voce autorevole e non isolata.