17 Luglio 2015

Giappone, addio alla pace

Giappone, addio alla pace
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«A settant’anni dalla fine della Seconda guerra mondiale il Giappone rinuncia ad essere una potenza pacifista. La Camera bassa di Tokyo, controllata dal premier Shinzo Abe, ha approvato ieri due leggi che autorizzano le proprie forze armate a combattere all’estero, a sostegno di missioni di pace internazionale e per auto-difesa. Il controverso riarmo nipponico aveva bisogno di una modifica della Costituzione, imposta nel 1946 dagli Stati Uniti e considerata “punitiva” dai nostalgici dell’impero […] La legge è passata grazie al sostegno del centrodestra e degli alleati del New Komeito e dovrà essere approvata dalla Camera alta, dove Abe gode di numeri meno schiaccianti. Il varo non è però più in discussione e migliaia di giapponesi sono scesi subito in piazza per protestare contro lo storico addio». Così Giampaolo Visetti per la Repubblica del 17 luglio.

Titolo articolo: “Soldati all’estero” addio al pacifismo proteste in piazza per la svolta di Abe.

 

Nota a margine. Considerando anche che all’inizio dell’anno Abe ha stanziato un budget record per le spese militari, 36 miliardi, è difficile dar torto ai giapponesi che ieri si sono riversati per le strade protestando contro un’eventuale avventura bellica, sempre più possibile. Il nemico è la Cina, che ha protestato vibratamente per la modifica costituzionale, alla quale Abe contende da anni il controllo di alcune isole strategiche del Mar cinese meridionale.

 

Da quando lo tsunami ha investito il Giappone, in quel tragico 11 marzo 2011, travolgendo anche il governo di Yoshihiko Noda – coinvolto nello scandalo riguardante la sicurezza delle centrali nucleari – e portando al governo l’attuale premier, questo angolo di mondo è cambiato completamente. Da allora la tensione è salita costantemente, poco a poco – con tempi orientali -, in maniera inarrestabile. Come avvenne allora per l’onda maligna. Qualcuno evidentemente pensa di poter controllare lo tsunami che ne deriverà. Calcoli estremamente pericolosi.