Il nodo gordiano del debito greco
Tempo di lettura: 2 minutiSulla Repubblica del 23 luglio, Maurizio Ricci spiega che il salvataggio della Grecia, nonostante il governo stia facendo quanto imposto e nonostante l’accordo raggiunto, resta un interrogativo. Così sul quotidiano romano: «Il nodo è il debito. Economisti di tutto il mondo ritengono che, se Atene non viene in larga misura sgravata da debiti e interessi, non potrà riavviare la crescita, aumentare il Pil e, dunque, rendere sostenibile il debito, riducendone il rapporto con lo stesso prodotto interno lordo. Al contrario, secondo i calcoli del Fmi, nella situazione attuale, il debito greco è destinato a sfondare quota 200 per cento (del Pil) nei prossimi due anni. La pensa così anche il governo greco. E oltre al Fmi, è sulla stessa linea anche un secondo componente della troika: la Bce di Mario Draghi. Gli unici, in effetti, che non la pensano così sono quelli della Ue, ma solo perché Berlino impedisce loro di pensarlo
».
Ricci ricorda come già nei giorni roventi della trattativa il Fmi avesse lasciato trapelare la notizia che il debito greco era «insostenibile». E spiega che, in base alle sue regole, «Il Fmi non può prestare soldi a un paese il cui debito reputi insostenibile
». Senza i soldi del Fmi, tutto il piano di salvataggio di Atene – se così si vuole chiamarlo – va a rotoli. A complicare le cose il fatto che Berlino «dice che, in base alle regole europee, il debito non si può tagliare. Il trattato di Lisbona impedisce a un paese di farsi carico dei debiti di un altro
».
Nota a margine. Così, nonostante la faticosa trattativa e il tragico cedimento di Atene (probabilmente obbligato dalle circostanze economiche e geopolitiche), tutto è ancora sospeso. L’ipotesi sulla quale si sta lavorando è l’allungamento dei tempi per la resa del debito, come ha fatto intendere anche Angela Merkel. Ma è un’ipotesi appunto.
Com’era evidente, l’incubo non è finito con l’accordo ineguale imposto ad Atene, sia perché la cura dell’austerità, non creando sviluppo, come è stato evidente in questi anni (non solo in Grecia), rischia di riproporre a breve il problema apparentemente risolto; sia perché la questione del debito insostenibile può innescare meccanismi nefasti, non solo per dinamismo meccanico, ma anche perché può essere usato strumentalmente dai fautori, sconfitti ma non rassegnati, della Grexit.
Il fatto che di tale problema si discuta solo ora (Tsipras aveva provato a porre il tema sul tavolo, ma è stato respinto con perdite) pone interrogativi circa l’intelligenza con la quale si è dibattuto, e deciso, sulla questione greca.