Nasce nel segreto l'area di libero scambio del Pacifico
Tempo di lettura: 2 minuti«Si apre un nuovo importante capitolo del cammino verso il libero scambio, un cammino che riduce le distanze tra le due sponde del Pacifico […]. La notizia è giunta nella notte, dopo una maratona negoziale di cinque giorni tenuta ad Atlanta, in Georgia. Poco prima dell’alba è arrivata l’intesa […] Il Trans-Pacific Partnership (Tpp) prevede l’eliminazione delle barriere tariffarie e non tariffarie e l’adeguamento degli standard commerciali in una vasta area dell’Asia-Pacifico. E questo attraverso l’avvicinamento dell’economia Usa a quella di altri undici Paesi: Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam»
. Così Francesco Semprini sulla Stampa del 6 ottobre.
Tale area di libero scambio, che assomma il «40% del Pil globale»
del pianeta, rappresenta «un grande blocco commerciale in grado di far fronte alla concorrenza regionale del colosso cinese
» (titolo articolo: Al via l’area di libero scambio del Pacifico).
Nota a margine. Gli Stati Uniti stanno stendendo attorno alla Cina una catena di contenimento della quale il Tpp non è che l’ultimo anello. Impossibile immaginare che il Dragone resti inerte mentre tale catena si stringe sempre più.
Ma al di là dell’aspetto “militare”, spicca, di questo accordo, la segretezza. Un accordo che cambia il volto del pianeta che però è rimasto vincolato alla segretezza più assoluta fino alla fine. E che nella segretezza resta nei dettagli di certo significativi.
Nulla a che vedere con la democrazia tanto richiesta agli altri. D’altronde il mondo del liberalismo senza freni prospera nelle free-zone, ovvero nelle aree libere da vincoli e leggi, secondo il principio della de-regulation. E nel segreto, o nell’occulto per usare un (quasi) sinonimo.
Così per sapere qualcosa di più sul Tpp occorrerà attendere Wikileaks (si è già occupato della vicenda): particolare che la dice lunga sulle tante incognite che un trattato del genere pone.