7 Ottobre 2015

La privacy e il dominio della rete

La privacy e il dominio della rete
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«La Corte europea di giustizia di Lussemburgo mette un freno all’invadenza degli Stati Uniti sui dati personali dei cittadini europei. Gli eurogiudici hanno bocciato l’attuale sistema di trasferimento dalla Ue agli Usa detto Safe harbour (Approdo sicuro) – utilizzato dai giganti Usa di internet e da migliaia di imprese private – perché non garantisce il diritto fondamentale a un adeguato grado di protezione della privacy».

 

«Determinanti sono risultate le rivelazioni dell’ex agente della statunitense National Security Agency Edward Snowden sullo spionaggio di massa delle autorità Usa […]. Dal punto di vista giuridico la sentenza della Corte di Lussemburgo ha reso “invalida” una decisione della Commissione europea di Bruxelles che aveva considerato adeguato il livello di protezione Usa nel trasferimento di dati personali dei cittadini europei». Questo l’incipit di un articolo di Ivo Caizzi per il Corriere della Sera del 7 ottobre, che ripercorre la vicenda giudiziaria avviata da un ricorso dello studente austriaco Maxilimilian Schrems a seguito delle rivelazioni di Edward Snowden (Titolo articolo: «Privacy non garantita negli Usa» L’altolà dell’Europa a Facebook).

 

Nota a margine. Sentenza molto forte quella della Corte europea di giustizia. Resta da capire se, al di là del dato altamente simbolico, comporterà modifiche reali della legislazione e delle dinamiche vigenti o se si giungerà – cosa plausibile – a un compromesso che permetterà ai colossi del web di perseverare.

Sarà interessante anche vedere cosa verrà deciso su questo tema all’interno del Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), l’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti che si sta negoziando nel più assoluto riserbo…

 

Ma il problema della privacy su internet è solo parte di una questione più grande. Ne accenna  Romano Prodi in un’intervista rilasciata a Eugenio Scalfari sulla Repubblica del 2 ottobre. In questa, l’ex presidente della Ue spiega che ci troviamo nel mezzo di «una crisi d’epoca globale ed è la prima volta che accade perché è la prima volta che investe una società globale. In essa il potere dominante è nelle mani delle grandi reti d’informazione, quelle che di fatto monopolizzano Internet. Sono queste le vere multinazionali: arrivano dappertutto e influenzano largamente l’utenza mondiale, i giovani soprattutto. Ma l’elemento da non perdere di vista è che sono tutte americane, senza eccezione alcuna».