Erdogan e la strage di Ankara
Tempo di lettura: 2 minutiDopo la strage di Ankara, costata la vita a tanti pacifisti, l’Hdp, il partito curdo che è diventato il simbolo dell’opposizione al potere di Erdogan (suoi i militanti uccisi nella strage), attacca duramente il presidente turco, accusandolo di essere dietro la strage. In un’intervista rilasciata ad Andrea Nicastro per il Corriere della Sera del 12 ottobre, Alì Kenanoglu afferma che «Erdogan ha bisogno di un nemico. Ha bisogno di polarizzare la società per ergersi a difensore dell’ordine […] gioca sul filo della guerra civile. Pur di mantenere il potere è disposto a veder correre il sangue. La minaccia cresce da giugno scorso: le bombe al nostro comizio a Dyarbakir, le squadracce nazionaliste contro le nostre sedi, la strage di pacifisti di Soruc, la carneficina di sabato sulla piazza della stazione. Tutto collegato. Da voi si chiama strategia della tensione
» (titolo intervista: «Erdogan sta giocando sul filo della guerra civile pur di restare al potere»).
Nota a margine. Ovviamente Kenanoglu è di parte, e però è quella parte che sta subendo le bombe e le violenze quotidiane, quindi ha certa autorevolezza. Certo non giova all’immagine di Erdogan il sostegno fin qui accordato alle milizie jihadiste legate ad al Qaeda e al Califfato in Siria (ufficialmente additato come nemico, anche se il suo petrolio viene smerciato tramite la Turchia); né la guerra che sta conducendo contro il Pkk in patria e soprattutto in Iraq e in Siria, nonostante questi rappresentino un baluardo alla follia jihadista.
Peraltro nessuno in Occidente ha protestato per questa campagna bellica turca che, colpendo gli avversari delle milizie jihadiste, favorisce il Califfato. Mentre tale accusa è stata inspiegabilmente rivolta a Mosca che sta martellando l’Isis con raid aerei che lo stanno mettendo in seria difficoltà.
Né giova al presidente turco il clima di violenza che sta sconvolgendo la Turchia: uomini dell’opposizione e intellettuali intimiditi, direttori di giornali arrestati solo per aver twittato una blanda critica al governo… Vicende che sono sotto gli occhi di tutti e che non hanno suscitato la minima reazione presso le cancellerie occidentali. Per molto meno Putin è stato bollato come un autarca anti-democratico… Gli è che Erdogan partecipa dell’atlantismo e le regole della democrazia hanno evidentemente certa elasticità di interpretazione.