I fondamentalisti islamici e le presidenziali Usa
Tempo di lettura: < 1 minuteIn un’intervista al Corriere della Sera del 23 settembre, Rachid Ghannouchi, leader di Ennahda (partito al potere in Tunisia), ha spiegato che il governo tunisino, pur reprimendo le violenze, vuole tentare un dialogo con i fondamentalisti islamici, per provare a coinvolgerli nel gioco democratico; così come accadde in Europa con i movimenti di protesta del ’68, che generarono il terrorismo delle Brigate rosse in Italia e della Baader Meinhof in Germania. Poi, interpellato sulla genesi delle manifestazioni che hanno incendiato le piazze arabe, Ghannouchi ha risposto: «Ci sono estremisti interessati a scatenare la violenza. Io propongo che l’Onu crei una commissione per garantire il diritto della libertà di parola nel rispetto delle sensibilità religiose, tutte, non solo quella musulmana. Un conto è pubblicare un libro critico sull’islam. Un altro è trasmettere un filmato provocatorio in cui il nome del Profeta è scritto sulla suola delle scarpe o sulle mutande. Ma c’è di più. In questo momento in America lo scontro elettorale vede i conservatori all’attacco della politica di dialogo con l’islam voluta da Obama. La reazione violenta delle piazze islamiche lo mette in difficoltà, fa il gioco dei suoi avversari, che vorrebbero farci ricadere nell’era dello scontro di civiltà imperante con Bush. Non possiamo dimenticare questo contesto».