30 Ottobre 2015

Teheran, Ryad e la strage della Mecca

Teheran, Ryad e la strage della Mecca
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«”Il massacro alla Mecca è stato una sceneggiata per rapire dei nostri cittadini” affermano i portavoce di Teheran. A fine settembre furono 399 gli iraniani uccisi dalla folla, ma 65 mancano ancora all’appello e fra loro c’è l’ex ambasciatore a Beirut, Ghazanfar Roknabadi, uomo chiave del sostegno di Hezbollah ad Assad. “Non è morto, lo hanno rapito”». Tali accuse sono state mosse dall’Iran all’Arabia Saudita a Vienna, a margine del vertice internazionale promosso da Stati Uniti e Russia allo scopo di trovare una soluzione alla crisi siriana. A riportare l’accusa mossa da Teheran a Ryad è Maurizio Molinari sulla Stampa del 30 ottobre.

 

Nota a margine. Non sappiamo se le accuse di Teheran siano fondate o meno, se cioè sia vero o meno che Ryad abbia usato di quel tragico evento a fini innominabili. Resta il fatto che, se effettivamente morti, i corpi dei 65 iraniani dovrebbero essere restituiti alla loro patria, Né si comprende il ritardo: più di un mese, per effettuare tale pietoso ufficio. Della strage alla Mecca abbiamo trattato in un precedente articolo, rilevando alcune incongruenze della sicurezza, affidata ai sauditi, e altro.

 

Di certo se non fosse stato per questo scambio di accuse al vertice di Vienna nessuno avrebbe saputo che tra gli scomparsi di quel massacro c’era anche una figura tanto importante, per il ruolo svolto a sostegno del cosiddetto partito di Dio, come quella dell’ex ambasciatore iraniano in Libano, in particolare se si considera quanto Hezbollah sia stata (e sia) rilevante per Assad.