De Mistura, la pace in Siria e i progetti neocon
Tempo di lettura: 2 minuti«Ora dobbiamo aspettarci rifiuti, boicottaggi, accelerazioni del conflitto e gravi atti di violenza, per posizionarsi prima del cessate il fuoco. Ci saranno momenti nel futuro immediato in cui tutto sembrerà di nuovo perso. Bisognerà capire che ciò non rappresenta la fine del negoziato, e mantenere la pressione per sostenerlo
». Così l’inviato Onu per la Siria Staffan de Mistura in un’intervista rilasciata a Paolo Mastrolilli sulla Stampa del 21 dicembre commentando l’accordo di New York, che ha dischiuso spiragli di pace per quel tormentato Paese.
Di seguito, alla domanda su chi combatterà l’Isis, l’inviato dell’Onu risponde: «Tutti, in teoria. Con una soluzione politica condivisa, si potrebbe immaginare una coalizione congiunta. Però bisogna affrontare il vero nocciolo, cioè la sensazione che i sunniti siano ignorati. Da qui la necessità di un governo inclusivo. Fino a quando i sunniti avranno la sensazione di essere emarginati, ci sarà terreno fertile perché chiudano un occhio verso Isis
». E, a proposito della possibilità che vada a costituirsi uno Stato federale, ha risposto: «Qualcosa del genere».
Nota a margine. Se è alquanto scontato quanto afferma De Mistura sulla conflittualità che precederà il cessate il fuoco, appare molto interessante la parte finale dell’intervista. nella quale accenna ai rapporti tra regimi sunniti e Isis, che vale anche per il pregresso e il presente (con diplomazia ha parlato di acquiescenza; d’altronde l’inviato Onu non può affermare altro, anche per la necessità di tenere aperto un canale di dialogo con tali regimi in una prospettiva di pace).
Ma forse la parte più importante dell’intervista è la parte finale, nella quale, dopo aver parlato della necessità di accontentare le richieste dei sunniti, si accenna alla possibilità di dar vita a una Stato federale. Parole che adombrano un cedimento dell’Onu al vecchio progetto neocon, che prevede la frammentazione della Siria in tre Stati: uno curdo, uno alawita – la religione di Assad e dei suoi – e soprattutto un Sunnistan. Un compromesso forse necessario per arrivare alla pace, ma che comporta rischi notevoli per il futuro. L’ideologia neocon è fondamentalista e non ha nel suo scarno vocabolario la parola compromesso.
Una soluzione del genere, se realmente perseguita, dovrà quindi trovare ancoraggi molto forti per poter reggere a prevedibili turbolenze future. Non è difficile, infatti, immaginare un futuro nel quale agenti esterni e interni facciano leva su uno status quo federale per forzare sul compimento del progetto antico, ovvero la ripartizione della Siria in tre Stati indipendenti. Uno scenario che farebbe ripiombare il Medio Oriente nel caos.