23 Dicembre 2015

La Grecia, lo Stato della Palestina e il processo di pace con Israele

La Grecia, lo Stato della Palestina e il processo di pace con Israele
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«Il Parlamento greco ha approvato all’unanimità una risoluzione a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina. Il voto di oggi è avvenuto alla presenza del presidente palestinese Abu Mazen, in visita ufficiale ad Atene. Si tratta di una votazione non vincolante per il governo di Alexis Tsipras, da sempre convinto sostenitore della creazione di uno stato indipendente palestinese. Ieri il premier greco in una conferenza stampa congiunta con il presidente palestinese ha spiegato che l’ufficialità “avverrà nel momento opportuno”, senza specificare quando. Secondo fonti del ministero degli Esteri ellenico, citate dai media locali, questa ulteriore presa di tempo serve a “non danneggiare le buone relazioni tra Grecia e Israele“». Così sul Fatto Quotidiano del 22 dicembre (Grecia, il parlamento approva risoluzione per riconoscere lo Stato di Palestina).

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Nota a margine. Il voto della Grecia va a sommarsi a quello di altre nazioni europee e alla risoluzione più generale della Ue, che ha approvato un testo che sostiene la nascita di uno Stato palestinese entro i confini del 1967. Un voto simbolico, poco più, quello di Atene, che però ha un suo valore, in particolare perché giunge in un momento di buio del negoziato tra palestinesi e israeliani. 

 

Un processo di pace che non avanza anche perché, come sostengono molti oppositori di Benjamin Netanyahu, egli non è affatto interessato alla vicenda. Saldamente in carica, il premier israeliano ha recentemente incassato le dimissioni del suo vice, nonché ministro degli Interni, Silvan Shalom. Travolto da uno scandalo a fondo sessuale, Shalom non si candiderà, come previsto, alle prossime primarie del Likud, nelle quali si prevede la riconferma di Netanyahu alla guida del partito.

 

I tempi della storia sono lunghi: quelli relativi alla Terrasanta lo sono ancora di più. Una dilatazione causata dall’intreccio indissolubile tra politica e religione, che pone variabili esoteriche di difficile gestione.