L'attentato a Istanbul e la Germania
Tempo di lettura: 2 minutiColpisce ancora il Terrore e colpisce a Istanbul. Ma in realtà l’attacco sembra essere rivolto alla Germania: otto dei dieci turisti uccisi nell’attacco sono tedeschi. Colpisce.
Come colpisce che questo attacco avvenga mentre la Germania è scossa dalle aggressioni sessuali di capodanno che secondo le autorità tedesche potrebbero aver avuto una regia superiore (tesi che convince, sul punto abbiamo già scritto).
Le autorità turche hanno subito accreditato la pista Isis chiudendo il caso, nonostante l’attentatore sia il saudita Nabil Fadli. E hanno rilanciato la narrativa della guerra allo Stato islamico, quella che vede Ankara in prima linea contro il network del terrore, mentre, in realtà, appoggia le varie milizie islamiche che fanno guerra ad Assad, molte delle quali hanno rapporti di contiguità con il Califfato.
Ma torniamo alla matrice anti-tedesca dell’attentato, La Germania sta vivendo un brutto momento, e un brutto momento sta vivendo la cancelliera Angela Merkel, la cui leadership un tempo incontrastata si è lievemente incrinata.
Le gravissime molestie di capodanno hanno messo in crisi la sua politica improntata all’accoglienza, ma soprattutto stanno destabilizzando la Germania.
A seguito di quei crimini, infatti, è dilagata la paura e si è levata un’ondata di xenofobia che sta mettendo a dura prova le forze di sicurezza. Anche questo scontro di civiltà in salsa tedesca appartiene alle dinamiche proprie del terrorismo, che con le sue azioni si propone di far dilagare la paura e incendiare lo scontro tra islamici e Occidente.
Tempi duri per la Germania, che proprio sulla solidità della gestione Merkel fonda la sua immagine di prosperità interna che viene poi proiettata nel mondo. Ora tale immagine deve fare i conti con i torbidi sociali, ma anche con gli attacchi esterni. Non solo quello avvenuto oggi a Istanbul, ma anche quello, inusitato, proveniente dal New York Times, che ha chiesto le dimissioni della Cancelliera.
Ma l’attentato di Istanbul avrà anche conseguenze in Medio Oriente: in forza di questo, Erdogan potrà sviluppare una maggiore assertività in Siria e Iraq, giustificandola come esigenza di contrasto all’Isis. Si prospetta quindi un rinnovato attivismo turco. Il recente passato, caratterizzato dall’abbattimento di un bombardiere russo da parte dell’aviazione di Ankara, causa di tante controversie con Mosca, non rassicura.
Dopo che la decapitazione dello sceicco sciita al Nimr è scoppiata a bomba sul processo di pace siriano, la rinnovata assertività turca potrebbe affossarne definitivamente il cammino. Servirebbe cooperazione tra Occidente e Russia. Quella che in questi giorni Vladimir Putin ha chiesto ancora una volta tramite un’intervista rilasciata proprio al tedesco Bild. Un’intervista nella quale ha prospettato anche la necessità di un appeasement tra Russia ed Europa e, in particolare, tra Russia e Germania.
La bomba di Ankara non lascia spazio a simili, ragionevoli, convergenze. Presumibilmente lo scopo che si erano prefissati quanti hanno ideato l’attentato.