Somalia, offensiva keniana a Chisimaio, preso l'ultimo bastione di Al Shabab
Tempo di lettura: < 1 minuteCommando keniani sono sbarcati nella notte a Chisimaio e hanno messo in fuga gli Shebab, l’organizzazione fondamentalista somala che aveva in questa città la sua roccaforte. La Somalia, dopo la fine del regime di Siad Barre avvenuta 22 anni fa, è collassata: finita ogni parvenza di Stato nazionale, il Paese è caduto nell’anarchia più totale, in un conflitto senza fine tra bande guidate da signori della guerra locali. Un caos che lo ha reso luogo ideale per i traffici più disparati: armi, droga, smaltimento di rifiuti tossici, solo per fare alcuni esempi. Nell’estate, anche grazie all’impegno profuso dalla comunità internazionale (dopo anni di disinteresse), Hassan Shekh Mohamud è stato eletto Presidente. Da allora, la neonata entità statale somala ha cercato di riconquistare alla legalità nazionale il territorio non ancora sotto il suo controllo, in particolare le zone sotto l’influenza degli shebab: il centro e il Sud del Paese. Cosa impossibile per il fragile esercito somalo, ma possibile ai contingenti militari inviati dall’Unione africana (Uganda, Burundi, Kenia) e alle forze etiopi, presenti nel Paese senza alcun mandato particolare. La caduta di Chisimaio segna una tappa significativa per il ritorno del Paese a una parvenza di normalità, anche se il territorio resta sotto l’influenza di clan (struttura tribale essenziale nel contesto sociale e politico somalo), di pirati e signori della guerra locali, intenzionati a preservare i privilegi acquisiti. E, soprattutto, resta ancora da sciogliere il nodo degli shebab: persa Chisimaio, i fondamentalisti non hanno affatto smobilitato, anzi. Le zone sotto il loro controllo saranno ancora teatro di scontri, con esiti ancora imprevedibili, stando a quanto visto in questi ultimi, terribili, anni. Resta la realtà di un Paese tra i più poveri dell’Africa e del mondo e di una popolazione stremata da decenni di sanguinosi conflitti.