3 Marzo 2016

Dalla Cina con furore: anche gli uiguri in Siria

Dalla Cina con furore: anche gli uiguri in Siria
Tempo di lettura: 2 minuti

«Sono arrivati a migliaia, dopo un lungo e pericoloso viaggio attraverso Afghanistan, repubbliche dell’Asia centrale e Turchia. Si sono insediati nei villaggi abbandonati dagli alawiti e controllano le posizioni più remote e strategiche della provincia di Idlib. Gli Uiguri, la popolazione sunnita e turcofona che abita la Cina occidentale, Xinjiang, sono i combattenti più temuti, l’arma segreta dei ribelli in Siria. Un anno fa, i combattenti uiguri, inquadrati nel Turkistan islamic party (Tip), alleato di Al-Nusra, erano poche centinaia».

 

«Dopo la presa di Idlib da parte dei ribelli islamisti il flusso si è moltiplicato, e ora costituiscono una della comunità più numerose fra i foreign fighters, fra i 4 e 5 mila uomini». Questo l’incipit di un articolo di Alberto Stabile pubblicato sulla Stampa del 3 marzo, nel quale si dettaglia del loro legame con al Qaeda e del loro sofisticato armamento (carri armati sottratti e missili anticarro Tow made in Usa). Infine si accenna che sono giunti in Siria con le loro famiglie:  «Sono lì per restare», conclude il cronista.

 

Nota a margine. Simpatico l’accenno che indica negli uiguri «l’arma segreta dei ribelli in Siria». Sono di al Qaeda, sì, ma sono anche alleati sul campo di quei cosiddetti ribelli, spesso indicati come moderati, tanto coccolati dall’Occidente. È la tragedia di questa sporca guerra e delle tante mistificazioni che ne esalano.

 

Al di là, la colonia uigura in Siria, questa legione straniera di tagliagole ben pagata (e si sa anche da chi, ma si chiudono tutti e due gli occhi perché sono funzionali al regime-change) di fatto allarga la dimensione del conflitto. Nel pezzo si segnala che la Cina segue con apprensione questo sviluppo: il rischio è che la Siria diventi l’incubatrice di agenti pronti a portare il terrore in patria. Tanto che Pechino pare abbia inviato militari in loco.

 

Qualcuno ricorderà, forse, le lacrime versate dai media e dai politici occidentali sul destino di questa povera etnia quando, nel 2009, si era ribellata al governo centrale subendone la repressione. I terroristi non nascono sotto i cavoli: evidentemente già allora queste formazioni di tagliagole erano all’opera dietro un’apparente insurrezione popolare. E magari a finanziarli erano gli stessi di oggi.