Le armi turche in Libano e il rischio di una nuova guerra settaria
Tempo di lettura: 2 minuti«Una nave che trasportava armi in Libano è stata intercettata due giorni fa dalla guardia costiera greca presso l’isola di Creta». Il fatto è stato segnalato da una televisione turca e ripreso dal sito di al Manar.
«La nave, proveniente dalla Turchia, dal porto di Izmir, trasportava sei container pieni di armi, munizioni e esplosivi. “È stato intercettato domenica all’altezza di Creta ed è stato dirottato al porto di La Canea (nell’ovest dell’isola)”, ha dichiarato all’agenzia AFP un responsabile dell’ufficio stampa della polizia greca». Secondo al Manar le armi erano dirette al partito islamico Yamaat Islamiya, che oggi confluisce nel ressemblement sunnita guidato da Saad Hariri. Il progetto di Turchia e Qatar sarebbe quello di staccarlo da questo per farne una spina nel fianco sia per Hariri che per Hezbollah.
Nota a margine. Il Libano vive un momento lacerante. Da tempo i maggiori partiti non riescono a eleggere il capo dello Stato, stante che non trovano una convergenza. Ad aggravare la situazione la guerra che si svolge alle sue porte, quella siriana, alla quale partecipa attivamente anche hezbollah (che in Libano ha la sua patria).
Un incendio che rischia di allargarsi e incenerire anche il Paese dei cedri. Come dimostrano anche gli attentati dinamitardi che hanno fatto strage nel Paese, tra i quali va ricordato quello che anticipò l’eccidio di Parigi. Il rischio che anche qui si inneschi lo scontro tra sciiti e sunniti è altissimo. Immaginare, come fa al Manar, che quelle armi fossero parte di un piano per far scoppiare tale scontro settario è forse esagerato. Ma se è vero che a pensar male si fa peccato, è pur vero che spesso ci si azzecca.
La comunità internazionale è chiamata a vigilare. Qualcuno sta giocando con il fuoco. Destabilizzare il Libano vuol dire riaprire per almeno un altro decennio il conflitto che ha già incenerito Iraq e Siria.