Pakistan: la strage di Pasqua
Tempo di lettura: 2 minutiSono state 72 le vittime della strage di Pasqua che si è consumata a Lahore, in Pakistan. Per lo più si tratta di cristiani. In un articolo pubblicato sulla Repubblica del 29 marzo, Moisés Naím ripercorre le stragi terroristiche degli ultimi anni, snocciolando cifre e statistiche. Dopo aver accennato al fatto che il terrorismo ha una storia non recente, spiega come negli «ultimi 15 anni, gli attacchi terroristici» hanno subito un’impennata. Ma tale aumento, scrive Naím, «non interessa né il Nordamerica né l’Europa. Il 57 per cento degli attentati, dall’inizio secolo, si concentra in cinque Paesi – Iraq, Pakistan, Afghanistan, Nigeria e Siria – e nella maggior parte dei casi a essere presi di mira non sono stati bianchi occidentali, ma musulmani sciiti e sunniti
».
«L’abbiamo visto anche in queste ore – prosegue lo scrittore venezuelano -, proprio in Pakistan, dove tantissimi islamici sono rimasti vittime dell’attacco che aveva cristiani nel mirino. E si capiscono anche le polemiche scatenate sui social media, con le accuse rivolte all’Occidente di non aver espresso la stessa solidarietà dimostrata per Bruxelles; costringendo il sindaco di Parigi Anne Hidalgo a intervenire, dopo che la Torre Eiffel non era stata illuminata come per il Belgio».
Nota a margine. La strage di Lahore è stato il modo con il quale queste sette sataniche camuffate da milizie islamiche hanno celebrato la loro Pasqua. Un attentato che peraltro ha anche una valenza politica: ha voluto colpire anche il premier pakistano Nawaz Sharif, ché Lahore è la sua città.
Interessante l’analisi di Naím che abbiamo pubblicato perché aiuta a collocare tale strage nella giusta ottica: le sette sataniche sedicenti islamiche scatenate nel mondo, infatti, hanno da tempo preso di mira anche, e soprattutto, gli islamici.
Colpisce, nell’articolo del filosofo venezuelano, la localizzazione della maggior parte degli attentati degli ultimi quindici anni: guarda caso, e caso non è, a parte la Nigeria, si tratta delle nazioni interessate dalle guerre portate dall’Occidente: Iraq e Afghanistan, ovviamente; ma anche la Siria, dove l’Occidente ha immaginato e sostenuto il regime-change appoggiando le milizie islamiche anti-Assad; e il Pakistan, appunto, dove l’islamismo di marca talebana e terrorista si è rafforzato a seguito del pasticciato quanto disastroso intervento militare Usa nel vicino Afghanistan.
Colpisce, inoltre, l’accenno all’indifferenza dell’Occidente quando a morire sotto il fuoco dei terroristi sono islamici. Vero. È lo stesso Occidente che protesta perché l’islam non condannerebbe con voce alta e forte il terrorismo (sedicente) islamico.