Totti continua a giocare
Totti firma. E firma per un altro anno da calciatore. Giusto così. È un rinnovo di contratto meritato. E un plauso va anche al presidente Pallotta, che ha dimostrato intelligenza nel capire che la Roma e il suo capitano sono un bene unico, indivisibile e ricco di valori inestimabili. Totti, più che un campionissimo, è un vero e proprio fenomeno sociale, politico ed economico.
La sua figura investe un territorio, lo accomuna e lo può dividere. Un personaggio totale. Semplice e attento. Non esiste un calciatore del passato che abbia avuto un’eco così importante, non solo nella Roma. È senza dubbio un punto di riferimento storico del nostro calcio. Uno dei più grandi, perché ha saputo mantenere una continuità spaventosa di rendimento in un ruolo difficile, dove il costruire è più complicato del distruggere.
Vede il gioco prima degli altri, è dotato di un’intelligenza rara, annusa le azioni, sa dove potrebbe andare il pallone, intuisce i movimenti dei compagni e anticipa quelli degli avversari. Gioca con la testa, è freddo ed è in possesso di una tecnica eccellente. È 10 e 9. È attacco e centrocampo. Una congiunzione prepotente del gioco offensivo di una squadra.
Totti non ha vinto come avrebbe potuto, perché ha voluto soltanto una maglia. E credo che sia stato un bene per lui e per tutti quanti i tifosi che lo amano. Per lui non giocare nel Real Madrid o nel Barcellona, tanto per fare due esempi, non è stato un sacrificio, perché semplicemente è romano e, come dice un vecchio inno, romanista di più.
Il suo limite d’affezione diventa il suo miglior pregio e forse – alcuni diranno – è vero anche il contrario. A lui e a chi lo stima va bene così. In questi casi la controprova diventa un’inutile sfumatura. Le soddisfazioni sono altre. Nonostante abbia giocato con la Roma, non una pluridecorata, il mondo lo riconosce. Cristiano Ronaldo, Messi e altri fuoriclasse lo percepiscono come un fenomeno. Eppure a Roma nell’anno appena finito abbiamo fatto il callo a storie assurde e contro natura.
Una parte della tifoseria dubbiosa. In molti lo avrebbero accomodato alla porta. Lui, a ragione, ha dimostrato il contrario. Con la cocciutaggine di un ragazzino, l’entusiasmo di un bambino. La sua doppietta al Torino resta epica pura e vale come uno scudetto. Ha rianimato una passione sopita. Ha ridato un senso al calcio guardato e soprattutto a quello giocato.
Ha messo sale a spettacoli tristi e manovrati. E ha soprattutto convinto Pallotta. Così Francesco Totti ha riconquistato il suo mondo. Un mondo che clamorosamente gli stava sfuggendo. Il destino ha fatto il suo corso e la logica è stata sconfitta da eventi straordinari ed emozionanti. E ci ha riconsegnato il simbolo. Un solo volto, tra tante maschere. Quello di Totti, che resta un calciatore ancora forte.