La Brexit vista da Londra
Tempo di lettura: 2 minuti«Restando dentro l’Unione si diventa partecipi di un progetto con un pesante deficit di democrazia
». Così il barone Nigel Lawson, già cancelliere dello Scacchiere britannico al tempo della Thatcher, fautore della Brexit, in un’intervista rilasciata a Fabio Cavalera per il Corriere della Sera del 16 giugno.
«L’unica cosa che tutti avvertono in Europa – aggiunge – è lo strapotere di Bruxelles che, lo ripeto, non è democratico
». Lawson non vede eccessivi rischi economici in caso di Brexit: la Gran Bretagna saprebbe come rinegoziare accordi commerciali in tutto il mondo, compresa la stessa Ue.
Per quanto riguarda i rischi paventati dalle banche europee, spiega che esse «non hanno il miglior curriculum per giudicare. Sappiamo ciò che hanno combinato. A chi dobbiamo la crisi finanziaria del 2007 e del 2008? Alle grandi banche che adesso pontificano
» sui rischi della Brexit.
Timori simili sono agitati anche in ambiente imprenditoriale: «Le grandi imprese e le grandi multinazionali – spiega Lawson – amano l’Europa perché elimina la concorrenza delle piccole e medie imprese che vorrebbero liberarsi dalle catene burocratiche
»,
Nota a margine. Considerazioni non certo sciocche quelle dell’ex cancelliere dello Scacchiere. Che denuncia come, anche in questo referendum, il fronte europeista sta attuando una «campagna di terrore», fondata sui rischi della Brexit per la Gran Bretagna.
Il problema è che le élite europee non possono fare altro: come attrarre milioni di cittadini al sogno europeo se questo è diventato un incubo?
Un incubo che vede l’imposizione ai Paesi membri di misure di austerità che stanno depauperando popoli e nazioni. E che vede i suoi cittadini privati dei propri diritti, primo dei quali la possibilità di eleggere i propri governanti, dal momento che il potere vero, quello alienato dagli Stati nazioni in favore dell’Unione Europea, è appannaggio della governance autoreferenziale di una vera e propria Casta non eletta e non sindacabile.
Già la vera Casta ha il cuore e la mente a Bruxelles. Bizzarro che tanti critici della Casta politica nostrana, che pure ha le sue colpe, siano allo stesso tempo fautori dell’insindacabile Casta europea.
L’Europa avrebbe potuto tranquillamente evitare la Brexit, che oggi paventa come incubo globale, semplicemente offrendo ai cittadini dell’Unione un nuovo patto e una vera riforma, volta alla correzione degli attuali – tragici – difetti.
Invece, come in un mercato delle vacche, ha preferito negoziare con la Gran Bretagna, anzi con il premier Cameron, un nuovo status per la sua nazione, che però lasciasse inalterata la struttura di fondo che suscita tante obiezioni nei cittadini britannici come altrove.
Davvero poca lungimiranza per un’élite che ha la pretesa di governare, in base a degli oscuri meccanismi legislativi e non a un vero e proprio Diritto, 500 milioni di persone.