Austria: il voto annullato
Tempo di lettura: 2 minuti«L’Austria dovrà tornare alle urne per eleggere il suo presidente. La Corte costituzionale ha infatti deciso di annullare i risultati del secondo turno delle ultime elezioni, accogliendo in tal modo la contestazione del voto presentata dal partito della destra populista Fpö, che aveva denunciato diverse irregolarità nelle operazioni di spoglio. Il ballottaggio del 23 maggio è dunque nullo e dovrà essere ripetuto in tutto il Paese. Le nuove elezioni potrebbero tenersi il 25 settembre o il 2 ottobre
». Così Alessandro Alviani sulla Stampa del 1 luglio.
Nota a margine. Decisione clamorosa quella della Corte costituzionale austriaca. Le elezioni presidenziali si erano tenute nel maggio scorso e avevano visto contrapposti il “verde” Alexander Van der Bellen, e il candidato del partito della libertà (Fpo) Norbert Hofer. Il primo identificato come “europeista”, il secondo sostenitore di una politica di ripensamento di Schengen, quindi indicato come una minaccia per l’integrità della Ue che nella libera circolazione delle persone e dei beni ha uno dei suoi attuali fondamenti.
Da qui un’accesa contrapposizione con il consueto profluvio di inchiostro versato per indicare in Hofer un nemico dell’Unione europea, la cui vittoria avrebbe comportato disastri apocalittici per l‘Austria e la stessa Ue.
Nonostante la consueta campagna di terrore, che ha accompagnato anche il referendum sulla Brexit, Van Bellen aveva vinto solo per una manciata di voti, grazie soprattutto al voto postale. Sui brogli austriaci Marcello Foa aveva scritto un interessantissimo articolo sul Giornale.it (al quale rimandiamo).
Al tempo non lo riprendemmo sul nostro sito, nonostante le osservazioni di Foa ci sembrassero più che fondate, dal momento che il candidato sconfitto aveva riconosciuto la vittoria altrui. Insomma, tutto il mondo è paese (vedi elezioni Usa nella quali la faticosa vittoria in Florida consegnò a George W. Bush la prima presidenza).
E anche quei brogli, magari reali ma difficilmente provabili, sembravano parte di in circo sul quale si era chiuso definitivamente il sipario. I media acclamarono la “vittoria dell’Europa” contro il populismo e le sue pulsioni disgregative. Il circo, appunto.
Invece, successivamente, il Fpö aveva avuto un ripensamento e presentato ricorso. E oggi ha vinto.
Dunque si tornerà alle urne. Ma da maggio tutto è cambiato. C’è stata la Brexit. Un evento che non potrà non influire sul voto.
Se vincerà il Fpö sarà un altro colpo per l’attuale struttura europea, al di là delle valutazioni che ciò comporta, ovvero se potrà avere un effetto disgregativo o al contrario favorirà un ripensamento, indispensabile per far uscire la Ue dalle derive distruttive nella quale l’hanno cacciata i sedicenti “europeisti“.
Al contrario, se si confermerà l’esito precedente, sarà un segnale di riscossa dei cosiddetti “europeisti”, o quantomeno il segno che l’effetto Brexit è stato, almeno in parte, assorbito.
Difficile, oggi, immaginare come influirà l’effetto della secessione britannica: se cioè verrà accolto dagli elettori austriaci come un esempio da seguire, nel segno di una riappropriazione della cittadinanza indebitamente consegnata alle élite europeiste. O se, viceversa, verrà visto come un modello da ricusare in nome della stabilità del sistema, come avvenuto nelle recenti elezioni spagnole che hanno premiato le forze politiche più “europeiste” (o sedicenti tali).