Putin rimuove gli alti ufficiali dalla flotta del Baltico
Tempo di lettura: 2 minuti«In un ampio rimpasto in ambito militare, la Russia ha sostituito i più alti comandanti della flotta del Baltico, che presidia una regione che è diventata la faglia principale di attrito tra Russia e Occidente». Inizia così un articolo di Ivan Nechepurenko pubblicato sul New York Times il 30 giugno.
«Le ragioni esatte del licenziamento di massa, – prosegue il NYT – che coinvolge decine di militari, restano poco chiare. Ma la forma pubblica del licenziamento, annunciato mercoledì dal ministro della Difesa Serghei K. Shoigu, non ha precedenti».
Secondo il ministero della Difesa russo, gli alti ufficiali sono stati rimossi per «abbandono ingiustificato del servizio»; per la «distorsione» delle informazioni rese sullo stato delle cose (non meglio precisato); per i «gravi inconvenienti» causati «all’addestramento e al servizio quotidiano»; per aver «trascurato di prendersi cura del personale».
Nota a margine. Iniziativa invero inusuale quella di Putin, di certo non estraneo alla decisione. Che va inquadrata nell’ambito della forte contrapposizione tra Russia e Nato.
Proprio l’importanza strategica dell’area baltica, a ridosso del confine russo, rende non tollerabili in loco alcun tipo di lassismo e di autoreferenzialità degli apparati militari.
Ma la modalità pubblica e immediata della decisione indica che Putin ha voluto mandare un messaggio alto e forte a tutto l’esercito russo, nel segno di un autorevole richiamo alla necessaria professionalità, che evidentemente reputa decisiva nell’attuale momento storico.
Ma forse la decisione va letta anche in parallelo con la recente istituzione dei cosiddetti pretoriani, apparato militare alle dirette dipendenze del Presidente russo.
In una nota spiegammo che la decisione di formare un corpo siffatto denotava, come per i pretoriani della Roma imperiale, l’esistenza di un’esigenza difensiva, più dissuasiva che altro, da possibili nemici interni (sia reali che eventuali).
Evidentemente nell’ambito dell’esercito russo esistono sacche di tacita resistenza all’attuale leadership, magari non motivata da ragioni politiche quanto da interessi personali. La rimozione sic et simpliciter di alcuni tra i più alti ufficiali della flotta del Baltico suona come ulteriore avvertimento in tal senso.