I "trecento" del libero esercito siriano
Tempo di lettura: 2 minutiDa tempo, secondo una narrazione ufficiale, in Siria si affrontano le forze di Damasco e i cosiddetti ribelli. Questa narrazione distingue tra ribelli cosiddetti moderati, quelli che fanno capo al Free Syrian Army, le formazioni jihadiste e le forze di stampo terrorista, quali Isis e al Nusra.
Tra questi, i combattenti del Free syrian army godono dell’appoggio diretto degli Stati Uniti e del mondo occidentale.
Il 28 luglio, intervistato da Al Monitor, uno dei capi storici di tale forza armata, Abdulsalam Musil, ha spiegato: «Attualmente il numero delle nostre forze, pronte e in grado di combattere, è di 300, e questi hanno il compito di liberare la regione orientale dall’Isis, restituirlo al suo popolo e ripristinare la sicurezza».
Nota a margine. Sì, avete letto bene: l’esercito libero siriano è composto da 300 (trecento) uomini armati!
A parte l’involontaria ironia riguardo il velleitario compito anti-terrorismo assegnato, queste parole colpiscono per altro.
Quando l’esercito siriano attacca le zone controllate dalle forze di opposizione, sia ad Aleppo sia in altri villaggi e paesi della Siria, quasi sempre si alzano proteste occidentali perché ad essere presi di mira sarebbero i loro protetti.
Com’è evidente è impossibile controllare con 300 uomini porzioni di territorio tanto ampie e non collegate tra loro.
Le domande sorgono allora spontanee, le risposte le lasciamo ai lettori.
Ne esplicitiamo una sola: per armare tali forze, le uniche che ricevono ufficialmente le loro armi in Siria, gli Stati Uniti d’America hanno speso e spendono cifre esorbitanti: centinaia di milioni dollari.
Ora, per addestrare e armare 300 uomini, anche se si volessero ricoprire delle armi più sofisticate del mondo, basterebbe un’infima parte di questi stanziamenti.
Tutte queste armi e questo equipaggiamento, allora, dove finiscono? Dal momento che l’Isis e al Nusra sono ben presenti nel territorio, tale domanda assume contorni alquanto inquietanti.