24 Novembre 2016

Rembrandt, Sacra Famiglia

Rembrandt, Sacra Famiglia
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C’è qualcosa di inedito in questa Sacra Famiglia dipinta da Rembrandt nel 1635 e oggi conservata alla Alte Pinakothek di Monaco. La cosa inedita è l’ambientazione. Per secoli questo soggetto era stato rappresentato o stando fedeli alla narrazione evangelica (quindi grotte o capanne) o in situazioni idealizzate, all’interno di paesaggi da Paradiso, come accade ad esempio per Raffaello.

 

Con Rembrandt avviene invece uno scarto deciso: la Sacra Famiglia viene immaginata in un interno domestico, contemporaneo a Rembrandt stesso. La Madonna, Giuseppe e il Bambino hanno gli abiti che erano consueti nell’Olanda del ‘600: il Bambino in particolare è un documento interessante di come in quell’epoca venivano protetti dal freddo i più piccoli, con quella coperta rivestita di pelliccia (quasi un sacco a pelo…).

 

La culla stessa è un documento di vita quotidiana. Insomma, con molta naturalezza Rembrandt trasferisce la famiglia di Nazareth in un interno dell’Amsterdam del 1635. Rembrandt non è il primo a operare un riavvicinamento di questo tipo: anche Caravaggio ha immaginato la sua Madonna di Loreto (custodita nella chiesa romana di Sant’Agostino) appoggiata allo stipite di un portone di Campo Marzio, dove lui abitava.

 

Ma la scelta di Rembrandt è dettata anche da altre ragioni. Con la Riforma protestante e la sua impostazione iconoclasta, per gli artisti le richieste di soggetti religiosi venivano solo da committenti privati. Le chiese infatti erano state svuotate di immagini e i quadri sacri erano ormai destinati solo alla devozione dei singoli, che li tenevano in casa.

 

Per un artista della statura di Rembrandt si trattava di un cambio di paradigma di cui non si poteva non tener conto. L’opera infatti non aveva più una destinazione pubblica e quindi andava ripensata nel suo dna.

 

Rembrandt, anziché restare vittima di questa chiusura di spazi, ne fa occasione per rinnovare le immagini ed effettuare un radicale avvicinamento al suo tempo. In sostanza Rembrandt, respinto a livello pubblico, recupera l’intensità con un’aggiunta di intimità.

 

La Sacra Famiglia viene così ad abitare nella casa che poteva esser la casa di chiunque. L’immagine lascia per strada ogni enfasi e diventa qualcosa di molto familiare; non viene messa su una sorta di palcoscenico per suscitare devozione, ma viene sorpresa a sua volta in un momento “privato”.

 

L’atteggiamento sorridente di Maria, lo sguardo incuriosito di Giuseppe sono immagini prese quasi a loro insaputa. In questo modo Rembrandt ne fa presenze amiche, presenze “normali” capaci di accompagnare le giornate di tante altre persone “normali”.

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