Siria: accordo trilaterale per la pace
Tempo di lettura: 2 minuti«Bashar el Assad potrà restare al potere, ma dovrà negoziare con le fazioni ribelli meno radicali. Riuniti a Mosca, Sergey Lavrov, Javad Zarif e Mevlut Cavusgolu, rispettivamente capi della diplomazia russa, iraniana e turca, hanno raggiunto un tormentato accordo per un cessate il fuoco in Siria nella forma di un piano di pace tripartito
».
«Il ministro degli esteri della federazione russa, Sergey Lavrov dice che: “Iran, Russia e Turchia sono pronti ad agire in favore dell’accordo in preparazione, al momento oggetto di trattativa tra il governo siriano e l’opposizione. Iran, Russia e Turchia fanno appello a tutti gli altri paesi in grado di influenzare la situazione affinché agiscano allo stesso modo”
». Così su Euronews del 20 dicembre.
Nota a margine. Accordo oltremodo interessante per la fine del conflitto siriano, tanto che l’Agenzia del Terrore, che lo teme, il giorno prima del summit ha assassinato l’ambasciatore russo ad Ankara.
Certo, le forze ostative sono tante, non solo il Terrore, anche quelle cancellerie occidentali che da tempo appoggiano il regime-change (di fatto in alleanza con il Terrore che poi infligge morte anche in Occidente).
Alla base dell’accordo trovato in Russia – che vede convergenze di interessi del tutto diversi – la conservazione dell’integrità nazionale siriana oggi minata da spinte centrifughe. Interessa ad Assad, ovviamente, ma anche agli iraniani, che vedono con timore la creazione di un sunnistan siriano, che allargherebbe alla Siria l’area di influenza delle Petromonarchie del Golfo.
Un timore accresciuto dal fatto che tale nuova entità politica sarebbe consegnata allo jihadismo, configurandosi così come una minaccia permanente alla stabilità dell’area.
Da parte sua la Turchia, che pure vorrebbe allargare la sua area di influenza alla vicina Siria (da qui il suo appoggio a varie fazioni jihadiste), teme che il collasso del Paese vicino porti con sé la creazione di uno Stato curdo.
Tale entità geopolitica, secondo il presidente Recep Erdogan, fungerebbe da catalizzatore per le aspirazioni nazionaliste della minoranza curda in Turchia, alimentando spinte disgregative.
Purtroppo la conservazione dell’integrità statale siriana non collima con i progetti di potenti ambiti internazionali, anzitutto i neocon, che da tempo alimentano il sogno di un nuovo Medio Oriente che sorga dalle ceneri dell’attuale. Ad oggi, con la caduta di Aleppo, tale sogno registra una brusca frenata.
Ma tali ambiti non si danno per vinti né la loro ideologia contempla variabili di compromesso. Vedremo come evolverà la situazione, ma l’accordo russo resta un piccolo passo in direzione della stabilizzazione di un’area fin troppo tormentata.