Trump, tra immigrati e terza guerra mondiale
Tempo di lettura: 2 minuti«La dichiarazione congiunta degli ex candidati presidenziali John McCain e Lindsey Graham è sbagliata – purtroppo non sono molto ferrati in materia di immigrazione. I senatori dovrebbero concentrare le loro energie sull’ISIS, l’immigrazione clandestina e la sicurezza dei confini, invece di cercare sempre di dare inizio alla terza guerra mondiale». È il contenuto di due tweet che il neopresidente americano ha dedicato a due senatori che hanno criticato la decisione di chiudere le frontiere a cittadini di alcuni stati arabi.
Nota a margine. La decisione di Trump non giunge certo a sorpresa. Né è sorprendente il corollario di proteste suscitato, alcune più che legittime, altre più che interessate.
Una decisione che non serve a nulla sul piano della prevenzione del Terrore, il cui contrasto si gioca su ben altri tavoli. Né si spiega, peraltro, il fatto che nella lista dei cittadini non grati negli Usa non appaiano quelli dell’Arabia Saudita e del Qatar, che tutti sanno essere i maggiori sponsor internazionali delle formazioni jihadiste.
Ma sono scelte politiche note, appunto. Più di immagine che di sostanza, al di là dei tanti poveretti ai quali complicano la vita. Colpisce però la risposta che Trump dedica a due dei suoi critici, peraltro ambedue repubblicani.
Perché la vera sfida, al di là del fuochi artificiali intorno ai vari temi di scontro tra il neopresidente e i suoi avversari (quelli veri e potenti), si pone a questo livello: tra quanti vogliono spingere il mondo verso un conflitto globale tra Stati Uniti e Russia (sul punto vedi nota sull'”opzione apocalisse“) e quanti tentano di evitarlo (in vari modi).
Trump chiede di essere giudicato più su questo livello che su altro, come dimostra nelle varie dichiarazioni pro-Putin.