27 Aprile 2017

Trump: problemi di Muro

Trump: problemi di Muro
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«Eventually, but a later date». Alla fine si farà, ma in un secondo momento. In questo breve inciso, tratto da un tweet di Donald Trump dello scorso 23 aprile, è racchiusa l’ammissione del Presidente americano riguardo l’impossibilità di coprire finanziariamente le spese per la realizzazione del tanto vituperato Muro al confine messicano.

 

Muro che, a partire dai primi mesi della campagna elettorale, mediaticamente ha condensato e chiamato a raccolta tutte le multiformi e potenti opposizioni all’inquilino della Casa Bianca. Oggi, a cento giorni dall’insediamento di Trump, recita «non pervenuta» la voce di bilancio per rendere concreto il refrain della piattaforma elettorale del Presidente americano, stante la ferma opposizione dei Democratici al Congresso.

 

E, sebbene egli abbia subito voluto dichiarare di non aver cambiato idea sull’opportunità di costruire la discussa barriera, il dato è significativo.

 

In primo luogo, perché in altri tempi altri Presidenti hanno destinato – ed in quantità ingente – fondi per edificare il muro alla frontiera tra Stati Uniti e Messico. Dapprima le Operazioni Gatekeeper, Hold the Line e Safeguard di Bill Clinton nel 1994, quindi il Secure Fence Act di George W. Bush nel 2006, votato da numerosi parlamentari democratici tra cui Hillary Clinton, hanno devoluto diversi miliardi di dollari alla costruzione degli oltre tremila chilometri di muro attualmente esistenti.

 

Donald Trump, invece, deve procrastinare. Altre le priorità da salvaguardare. Un dato che, aggiungendosi ai precedenti, palesa ancora maggiormente la vis demagogica costruita attorno alla barriera, tanto dall’attuale Presidente quanto dai suoi strenui oppositori.

 

In realtà il tycoon newyorkese aveva annunciato più volte durante la campagna elettorale che il costo del muro sarebbe dovuto ricadere sul governo messicano, non ottenendo in risposta che netti rifiuti.  Anzi, nelle ultime ore, è stata paventata da parte delle autorità messicane l’ipotesi di porre una tassa sull’ingresso dei cittadini statunitensi entro il confine del loro Paese.

 

Probabile boutade, che però è indicativa della ferma opposizione – da parte messicana – a concedere alcuna copertura finanziaria all’edificazione della barriera.

“No money, no wall” si potrebbe dire. Peccato che il Muro esista già.

 

Nota a margine. A fine maggio Trump sarà in Italia per il G7 di Taormina. La visita italiana ha innescato una querelle su un possibile incontro tra il presidente Usa e il Papa. Da una parte si diceva che Trump non avesse alcun interesse a tale incontro, dall’altra che Francesco non l’avrebbe gradito. In effetti tra i due c’era un Muro difficilmente colmabile, date le accese critiche che Francesco aveva indirizzato a suo tempo al progetto trumpiano.

 

In realtà l’amministrazione americana ha fatto sapere che il presidente sarebbe «onorato» di incontrare il Papa, dichiarazione che ancora non ha trovato riscontro da parte della Santa Sede. L’impasse edilizia può forse aiutare a sbloccare la situazione.

 

di Vincenzo Di Alessandro

 

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