L'Iran e la guerra del limes
Tempo di lettura: 2 minuti
Il generale Qassem Soleimani, capo della Forza Qods, la divisione più prestigiosa delle guardie rivoluzionarie iraniane, si è fatto fotografare lunedì scorso in una regione irachena al confine con la Siria.
La foto probabilmente ha fatto il giro del mondo, almeno delle segrete stanze del mondo. Perché la visita del generale più autorevole dell’Iran sul confine siriano sembra essere il primo passo visibile della guerra del limes, la guerra per il controllo del confine tra Siria e Iraq della quale abbiamo accennato in precedenza (vedi Piccolenote).
La visita, si legge sull’Agenzia di stampa iraniana Fars, annuncia una prossima offensiva delle milizie sciite per ripulire il confine iracheno dalle residue forze dell’Isis che lo presidiano.
La pubblicità data a tale visita indica che l’operazione ha buone possibilità di riuscita, altrimenti il generale non avrebbe impegnato in maniera così vistosa la sua reputazione.
L’operazione è volta a facilitare il ricongiungimento dell’Iraq ormai sempre più sotto il controllo sciita (e iraniano), con l’area siriana sotto il controllo di Damasco (e dei suoi alleati), che l’esercito lealista sta allargando, strappandolo palmo a palmo alle milizie jihadiste.
Avevamo annunciato questa fase come la prossima battaglia cruciale per il destino della Siria, dal momento che, analogamente a quel che avviene in Iraq, anche in Siria le truppe di Damasco e i suoi alleati (russi, milizie sciite, hezbollah) stanno cercando di raggiungere il confine iracheno.
Se tali spinte convergenti riuscissero a ottenere la strategica congiunzione, verrà a crearsi una mezzaluna sciita, o cintura sciita o altro, che va da Teheran a Damasco e da questa al Libano meridionale, sotto il controllo di hezbollah.
Dal punto di vista strettamente geostrategico sarebbe lo scacco completo delle guerre neocon, iniziate con la guerra irachena (con il pretesto delle armi di distruzione di massa di Saddam) e proseguite negli anni successivi attraverso geometrie più o meno oscure e variabili.
Tali iniziative belliche e destabilizzanti puntavano a ridisegnare un Medio oriente in cui la presenza sciita diventasse residuale, destrutturata e consegnata all’instabilità permanente.
Non è andata così. Ma i neocon e i loro alleati regionali, che finanziano e armano le sanguinarie milizie jihadiste scatenate in Siria e Iraq, non si rassegneranno facilmente (si veda ad esempio questo lancio dell’agenzia Reuters). Tutti da vedere quindi gli sviluppi della guerra del limes.
Di certo tra i nodi da sciogliere sul futuro destino siriano, quello che si sta negoziando in varie sedi e sottotraccia in questi giorni, quello del destino del confine siro-iracheno è tra i più intricati.
Se non si arriva a una qualche soluzione diplomatica, è più che probabile che tale nodo venga sciolto sul campo di battaglia, con la spada, come Alessandro Magno fece per il nodo gordiano. La foto di Soleimani in Iraq sottende questo secondo scenario.