La Brexit è ancora in dubbio
Tempo di lettura: 2 minutiLa Brexit continua il suo tormentato percorso che ancora non ha prodotto alcun risultato tangibile. Solo l’avvio di procedure che a loro volta avviano altre procedure. In questa fase di transizione qualcosa, anzi tanto, sta cambiando in Gran Bretagna. Riportiamo la conclusione di un articolo scritto da Enrico Franceschini per la Repubblica del 24 ottobre: «Il Labour minaccia di votare con un pugno di Tories ribelli per bloccare l’accordo sulla Brexit, quando l’ anno prossimo arriverà davanti al parlamento britannico».
«E in tal caso sarebbe giusto riproporre la questione al popolo con “un secondo referendum”, afferma il sindaco di Londra Sadiq Khan, esprimendo crescente preoccupazione per i piani di varie banche, inclusa la Goldman Sachs, di lasciare la City dopo la Brexit per trasferirsi a Francoforte o altrove sul continente. Finora di “secondo referendum” parlava apertamente soltanto l’ ex leader liberaldemocratico Nick Clegg, che lo propone in un libro appena pubblicato. Adesso l’ ipotesi comincia a sembrare possibile».
Bizzarra ironia della democrazia: apparentemente fondata sul consenso popolare, di fatto sequestrata dalle élite, per le quali le consultazioni popolari vanno bene per il teatrino che consegna loro la guida del vapore, non quando indicano prospettive diverse dai loro desiderata.
D’altronde anche questo prolungarsi delle procedure per il distacco della Gran Bretagna dall’Unione europea appare del tutto strumentale alla necessità di prendere tempo, allungare il più possibile le trattative fino a quando del referendum sulla Brexit non resterà che un ricordo confuso, consunto e sbiadito dagli anni.
Un fattore temporale necessitato anche dalla longevità della regina Elisabetta, la cui opinione è risultata decisiva per la vittoria del Leave: un avvicendamento sul trono, che si prospetta non a lunga scadenza, dovrebbe, nell’opinione degli avversari della Brexit, aiutare la loro prospettiva: Carlo non sembra un fautore sfegatato del Leave.