Di accoltellamenti e narrative
Tempo di lettura: 2 minutiUn episodio di cronaca nera ha dato la stura all’usuale narrativa anti-Putin sui media mainstream. L’episodio in questione è l’accoltellamento della giornalista Tatiana Felgenhauer vice-direttrice dell’Eco di Mosca. Un folle ha neutralizzato la vigilanza della radio con uno spray al peperoncino per penetrare nella sede della radio e accoltellare alla gola la cronista, che per fortuna non è in pericolo di vita.
Nella narrativa corrente l’episodio si situerebbe, è il tacito sotteso, nell’ambito di un tentativo di mettere a tacere una voce scomoda, dal momento che l’Eco di Mosca è un’emittente libera, a volte apertamente critica verso il Cremlino, almeno a stare alle ricostruzioni fatte dai media italiani.
Gli stessi giornali però non hanno potuto fare a meno di riportare che la radio è di proprietà di Gazprom, la più importante compagnia petrolifera russa, verso la quale Vladimir Putin e il suo entourage hanno un’attenzione particolare dal momento che si tratta di un asset strategico per la Russia.
Non si capisce perché quindi Putin, o qualcuno del suo entourage, infastidito dagli attacchi della cronista, non abbia semplicemente licenziato la donna (come accade d’altronde a volte anche a giornalisti scomodi in Occidente), con una procedura che non avrebbe suscitato il clamore mediatico conseguente a un’aggressione a mano armata.
Ma al di là dell’usata narrativa di stampo maccartista, va registrato che ad oggi la vicenda resta ancora oggetto di indagine. Si tratterebbe appunto di un folle, anche se alquanto lucido nella sua follia, come dimostra la dinamica dell’agguato: non tutti i pazzi sono in grado di mettere fuori gioco dei vigilantes con un semplice spray.
Il criminale, subito arrestato, è Boris Grits, spiegano gli inquirenti russi, un uomo con doppia nazionalità: russa e israeliana. La polizia sta scavando nel suo passato, ma hanno poco in mano, dal momento che l’uomo ha vissuto a lungo fuori dalla Russia. Così stanno cercando la collaborazione della polizia israeliana, che potrebbe aiutare a ricostruire il movente e la personalità del killer.
Questo episodio di cronaca nera dimostra come sia strumentale certa stampa, che usa di tutto per gettare ombre sul Cremlino. Non si tratta solo di stigmatizzare tale strumentalizzazione, ma anche di evidenziare la povertà dei media nostrani, talmente proni alle narrative altrui da riuscire anche a superare il limite della decenza, finendo anche col superare i limiti che pure tale narrativa si impone per evitare facili quanto controproducenti sconfessioni.