Afrin
Tempo di lettura: 3 minutiAncora incerto il destino del cantone curdo siriano di Afrin, dove i turchi stanno dando battaglia ai curdi dello Ypg e del Pkk, che considera organizzazioni terroriste.
Ieri Damasco aveva annunciato l’arrivo di forze siriane per portare «sostegno ai curdi contro l’aggressione turca» – così l’Agenzia di stampa governativa Sana – e fermare la campagna militare di Ankara.
Ma ad Afrin per ora sono arrivati solo civili, anche se Sana li definisce “forze popolari”, nel tentativo di dare un seguito a quanto promesso. Uno sviluppo che sembrava prossimo ad avverarsi, ma che ieri è saltato.
Duro è stato il fuoco di sbarramento turco contro l’iniziativa di Damasco: sia militare, con il bombardamento delle vie destinate al transito delle truppe siriane verso Afrin; ma anche verbale, con prese di posizione durissime.
Anche le notizie su un accordo tra le milizie curde e Damasco sono contrastanti: se è certo che trattative stanno intercorrendo, non c’è ancora alcun accordo ufficiale, stante le smentite dello Ypg, al cui interno sembra divampato un dibattito tra opposte fazioni.
E ciò nonostante alcuni giorni fa avessero chiesto compatti, e ufficialmente, l’intervento siriano (Reuters).
Il presidente turco Recep Erdogan resta fermo sulle sue pretese, anzi oggi rilancia, dichiarando che «presto le truppe turche prenderanno d’assedio la città di Afrin».
Almeno queste le parole di Erdogan riportate sull’agenzia di stampa turca Anadolu come breaking news di stamane; una dichiarazione poi sparita, segno di una qualche incertezza sul livello di scontro da tenere.
Eppure, nonostante la rigidità turca, qualcosa si muove, ed è questa l’unica novità da segnalare, ovvero la frenesia con la quale ieri Erdogan ha contattato sia il presidente russo Vladimir Putin sia quello iraniano Hassan Rouhani.
Le conversazioni telefoniche non hanno portato a nulla evidentemente, ma si è stabilito un nuovo vertice di Astana, dove si sono tenuti i confronti tra i tre Paesi per stabilizzare la Siria. Si terrà entro due settimane.
È evidente che Erdogan non vuole rompere con Mosca e Teheran, nonostante la mezza riconciliazione con gli Stati Uniti seguita all’incontro con il segretario di Stato Usa Rex Tillerson avvenuto a Istambul la scorsa settimana.
Da vedere quanto potrà tirare la corda, stante che sia i russi, sia l’Iran non sono disposti ad assecondare le sue mire espansioniste.
«L’integrità territoriale della Siria deve essere rispettata», ha detto infatti il presidente Rouhani dopo la telefonata con il presidente turco.
Quel che è certo è che Erdogan vuole arrivare a quell’incontro con Afrin ormai in mano sua, come rivela la dichiarazione, poi sparita, di oggi.
Ma da qui a due settimane può succedere di tutto, in questa crisi che vede sviluppi repentini e frenate altrettanto brusche.
Ps. Oggi sono riprese, puntuali, le cronache sulle asserite stragi di Assad, stavolta nel Goutha. Nessuna notizia precedente si è avuta delle tante vittime civili siriane provocate dagli attacchi con mortai e missili provenienti dalle enclavi in cui sono ancora incistati i jihadisti.
Gioco vecchio, usata narrativa, sempre il solito Osservatorio nazionale dei diritti umani (sul punto rimandiamo a una nota precedente). Ma occorreva rilanciarla quella narrativa, perché il mondo inizia a prendere coscienza di quanto sta avvenendo ad Afrin.
D’altronde i curdi hanno sempre goduto di buona stampa in Occidente. C’era il rischio che l’opinione pubblica potesse porsi qualche domanda scomoda. In particolare sull’atteggiamento di Damasco verso i curdi.
Già, perché oggi solo Damasco, e nei modi e nelle forme possibili russi e iraniani, sta tentando di mettere un freno alla campagna militare turca. Nessuna condanna da parte di Washington contro la Turchia, nonostante fino a ieri considerasse i curdi propri alleati. Niente di niente.
Vuoi vedere che Assad non è poi così cattivo? Domanda scomoda, appunto.
Va rilanciata la narrativa del macellaio…
Infine, e da ultimo, rilanciare notizie sulle asserite stragi di Assad toglie dalle pagine dei giornali quanto si sta consumando ad Afrin. Altro effetto speciale che i maestri della propaganda sanno dosare con studiata, pur se stolida, maestria.