Prove di pace tra il governo e la guerriglia colombiana
Tempo di lettura: < 1 minute«La delegazione del Governo di Bogotà e delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), il più antico gruppo guerrigliero di sinistra dell’America latina, hanno cominciato ieri a Oslo i negoziati per tentare di porre fine al conflitto che si protrae da mezzo secolo e che ha provocato centinaia di migliaia di morti. Si tratta del quinto tentativo per negoziare la pace (…). Dopo una prima fase nella capitale norvegese i negoziati proseguiranno a Cuba, dove tra il febbraio e l’agosto scorsi si sono svolti gli incontri preliminari segreti». Questo l’incipit di un articolo dell’Osservatore romano del 19 ottobre. Già nel suo primo discorso – continua il quotidiano della Santa Sede – il nuovo presidente colombiano, Juan Manuel Santos, «disse di avere in tasca “la chiave per aprire la porta della pace”. Questa chiave sembra consistere nella possibilità che le Farc, dopo un’amnistia generale, si trasformino in un partito politico, un’ipotesi mai presa in considerazione dai precedenti governi colombiani. “Non si può chiedere alle Farc di inginocchiarsi, arrendersi e consegnare le armi. Non lo farebbero. Dobbiamo trovare una via d’uscita e permettergli di partecipare alla vita politica”, ha ribadito Santos nei giorni scorsi. Anche le Farc, ancora attive nonostante siano state duramente colpite negli ultimi dieci anni, hanno lanciato diverse volte appelli alla pace».